La Portofino che non ti aspetti

Parto con una premessa: l’immagine che avevo di Portofino era quella stereotipata di località chic, caratterizzata da grandi yacht, ville milionarie e personaggi famosi, e soprattutto poco accessibile ai più. Credo che questa immagine non fosse solo impressa nella mia di testa, ma in quella della maggior parte delle persone. Ebbene, possiamo essere tutti smentiti.

Questa faccia di Portofino è reale, ma il punto è che non è l’unica. A me ci è voluto un weekend speso nel suo splendido parco per conoscere “l’altra faccia” e capire che questa località ha molto da offrire e che può trovare i favori di un tipo di turismo più allargato.
Sono partita da Santa Margherita Ligure (più nota semplicemente come Santa) e con un bus ho raggiunto la località di Niasca, situata nella Baia di Paraggi, punto dal quale è iniziato il trekking nel Parco Naturale Regionale di Portofino. Questo parco, area protetta costiera più a settentrione del Mediterraneo occidentale, è considerata una delle zone di maggiore pregio paesaggistico e naturalistico della Liguria.

trekking nei sentieri

Il territorio del parco si estende tra i comuni di Camogli, Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Zoagli e Chiavari. Diversi sono i percorsi che si possono scegliere all’interno del parco che conta ben 80 km di sentieri. A detta delle guide che mi hanno accompagnata nel mio tuor, qualunque percorso si scelga non si può sbagliare poiché sono tutti ugualmente affascinanti. E visto quella che è stata la mia esperienza, non stento a credergli!

Ho parlato di guide perché io sono stata accompagnata dalle guide ufficiali del LabTer Parco di Portofino che organizzano escursioni guidate alla scoperta di questo splendido territorio dodici mesi l’anno. Il Parco ha anche sviluppato un’APP per Iphone e Ipad, IPortofino, che racchiude tutti gli itinerari escursionistici e molte altre informazioni utili per tutti coloro che decidano di visitare questo parco.

Tornando alla mia giornata di trekking, io da Niasca ho preso il sentiero che si snoda nella Valle dei Mulini, che prende appunto il nome dal fatto che fino agli inizi del ‘900 ha ospitato ben 35 mulini, dei quali si possono intuire i resti lungo il percorso. Uno solo è ancora in piedi e sarà proprio la prima tappa.

In circa un’ora e mezza di percorso ho raggiunto il Mulino del Gassetta, ultimo mulino a cessare l’attività nei primi anni ’70. Nel 2005 l’edificio è stato ristrutturato e riaperto al pubblico. Suggerisco a tutti di fare una sosta in questo luogo suggestivo che, oltre ad un bel panorama, da la possibilità di rifocillarsi con piatti tipici liguri, preparati con prodotti a filiera corta.

Mulino del Gassetta

Ecco, forse posso consigliarvi di non lasciarvi trascinare dall’entusiasmo per questa gustosa cucina come ho fatto io che, esagerando un pò con le quantità e la varietà, mi sono sentita un pò appesantita per le due ore di trekking successive. Ma che soddisfazione!

Dal Mulino del Gassetta ho poi percorso un sentiero quasi interamente pianeggiante che si snoda in parte attraverso i boschi e in parte lungo la costa rocciosa. La base “O” è in assoluto il punto più suggestivo perché regala una vista dall’alto della costa da mozzare il fiato. Dopo circa due ore ho raggiunto l’Agririfugio Molini, punto di sosta per la notte.

Questo agririfugio offre camere semplici ma spaziose e, soprattutto, una pulizia impeccabile e un’altissima qualità della cucina. Dato il suo completo isolamento e la ricchezza della natura circostante, questo luogo può essere meta ideale per chi cerca di far riposare sia il corpo che la mente.

vista da Agririfugio Molini

Una curiosità su questa struttura: le persone che la gestiscono hanno rimesso in produzione l’oliveto storico di San Fruttuoso, impiantato dai monaci benedettini nel Quattrocento.Il risveglio la mattina è stato di quelli che non puoi dimenticare: ho aperto la finestra della camera e mi ha accolta una vista assolata dell’intera baia di San Fruttuoso. La colazione su un terrazzamento vista mare non è stata poi da meno.

baia di san fruttuoso

In 20 minuti a piedi abbiamo quindi raggiunto il borgo di San Fruttuoso dove ho visitato l’abbazia. L’abbazia, piccolo gioiello situato in una profonda insenatura della frastagliata costa del Monte di Portofino,  ha una storia molto suggestiva: nata come monastero benedettino, è stata in seguito covo di pirati, umile abitazione di pescatori e poi per secoli proprietà della famiglia Doria.

piazzetta di portofino

Finita la visita all’abbazia, si parte in gommone, destinazione Portofino. Arrivando dal mare risulta molto attraente il colpo d’occhio delle sue abitazioni colorate e delle costosissime barche ormeggiate nel porto. Da Portofino a piedi ho raggiunto nuovamente Niasca, nella baia di Paraggi, sede di Outdoor Portofino, un’organizzazione che si occupa di ecoturismo nell’Area Marina Protetta di Portofino e che organizza escursioni con guide esperte in tematiche ambientali marine.

gita in kayak

Io ho provato l’escursione in kayak che, oltre a rivelarsi molto divertente, mi ha dato la possibilità di osservare una parte di litorale da un punto di vista assolutamente privilegiato e con un contatto diretto con quello che rappresenta parte del patrimonio di questi luoghi: il mare.

Finita la pagaiata, con una passeggiata lungomare di mezz’ora circa ho raggiunto Santa Margherita Ligure dove alloggerò per la notte all’Istituto Colombo, una casa vacanze situata proprio nel cuore della cittadina, nella quale sono stata accolta con molta cordialità e simpatia da Carlo, gestore della struttura.

Degna conclusione di questa indimenticabile esperienza che, come dicevo inizialmente, mi ha fatto completamente rivedere l’idea che avevo di questa parte della riviera ligure di levante, è stata la cena al Ristorante La Cambusa di Santa: piatti a base di pesce di indiscutibile qualità e sapore e grande cordialità del personale ne hanno fatto uno di quei posti in cui mi annoto mentalmente di tornare. Un suggerimento: provate i gamberi rossi, una vera prelibatezza!

 

Grazie a @LucreziaDidio per alcuni di questi splendidi scatti

Articolo precedenteUn tuffo a Gozo e Comino
Prossimo articoloAlla scoperta di Torino, passo dopo passo
Vive a Torino, città che ama profondamente, e dove si occupo di advertising. Ma nonostante questo amore per la sua città sente l'esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Crede profondamente che viaggiare sia una forma d'arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.

6 Commenti

  1. Sembra che la zona si presti davvero molto ai trekking, e già questo mi fa crescere l’entusiasmo, se poi penso ad una natura a 360° : mare, collina, scogliere, per poi ragguingere i paesini di mare, direi che un weekend da queste parti dovrebbe essere tappa obbligata!
    Mi colpisce come sempre il forte contrasto, bosco/mare, immagino l’esperienza del risveglio mattutino con questo capolavoro naturale davanti agli occhi che ti mette subito il buonumore, e poi, il Kayak, la cucina…ma scusa, c’è qualcosa che non ti hanno fatto fare in questo luogo meraviglioso? Complimenti come sempre!

  2. Hai ragione Matt,la natura in questo luogo è l’assoluta protagonista ed è questo che lo rende bellissimo. Inoltre la cordialità delle persone che ho incontrato in questo piccolo viaggio ha fatto la differenza! Magari la prossima volta ci torniamo tutti insieme!

  3. Devo dire che questa parte d’Italia è una tra le mie preferite, alcuni dei panorami entrano nel cuore e non lo abbandonano mai!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.