Per il nostro viaggio di nozze io e mio marito abbiamo scelto una meta un pò diversa e siamo andati in Perù.
Pur essendo mio marito originario del posto, non aveva mai visitato i suoi luoghi più caratteristici, e così insieme alle “classiche” visite a Machu Picchu, Cusco e Lima, che per carità sono posti fantastici che meritano sempre una visita, abbiamo fatto tappa anche in un posto ancora sconosciuto al turismo di massa, per fortuna: l’ Isola di Taquile, nel bel mezzo del lago Titicaca.
Il lago si trova a quattromila metri di altitudine, e lo dimostra il fatto che ci siamo bruciacchiati ben bene il viso nonostante avessimo le creme solari.
All’inizio pensavamo che raggiungere l’isola sarebbe stato un gioco da ragazzi, in fondo si trattava di navigare un lago, non l’oceano..ma non sapevamo che il Titicaca è grande ventisette volte il Lago di Garda, che inizia in Perù e termina in Bolivia e che quando ci sei in mezzo ti sembra di essere un naufrago sperduto. Per di più, se capita una giornata di pioggia e vento, perché sulle Ande l’estate è piovosa, va a finire che si soffre il mal di mare anche se sul mare non ci stai.
Così, dopo tre sballonzolanti ore, arriviamo finalmente all’isola e ci rendiamo conto che alla fine siamo stati ricompensati di tutto quel penare sulla barca: Taquile è piccola e meravigliosa, appena la vedo mi ricorda la nostra Sardegna, tutta scogli e acqua purissima e limpida, anche se in Sardegna c’è il mare e questo è un lago!
Camminando nell’entroterra, la prima impressione è quella di essere stati catapultati indietro di centocinquant’anni: qui non ci sono strade ma solo viottoli lastricati, non ci sono né macchine né motorini. La gente si sposta rigorosamente a piedi su e giù per l’isola, in salita e in discesa, e trasporta tutto a braccia.
La comunità di Taquile è unitissima, quando devono costruire una casa ad esempio vi partecipa tutto il villaggio e anche i bambini danno una mano. Donne e uomini girano con il fuso e l’uncinetto in mano perché qui i vestiti se li cuciono da soli, e a questo proposito è stato interessante notare come il loro vestiario risponda a regole ben precise: ad esempio, il rosso è il colore degli uomini sposati, il bianco-rosso dei bambini; le ragazze dai sei anni in su indossano un copricapo nero con i pon-pon colorati, e se i pon-pon sono grandi significa che quella ragazza è nubile. Già dai sei anni i genitori smettono di cucire abiti ai figli, maschi o femmine che siano, perché devono imparare a farlo da soli. Pensate che durante il corteggiamento l’uomo deve mostrare i suoi lavori alla donna per convincerla che è un buon partito!
La comunità è molto chiusa ma estremamente gentile, vivono nel loro piccolo mondo fatto di tranquillità e timidezza. Quando incontrano un turista abbassano gli occhi e sorridono pieni di vergogna, non sono abituati ad avere intorno chi non fa parte della loro isola. Vivono una vita semplice scandita dal ritmo del lago, lontano dal mondo, e ne sono contenti. Anche io lo sarei se vivessi in un posto senza rumore, senza smog e con una farmacia naturale a disposizione trecentosessantacinque giorni all’anno.
Neanche a farlo apposta, siamo capitati proprio il giorno che si celebrava la Candelora, una festa particolarmente sentita dagli abitanti che si ritrovano nell’unica piazza dell’isola abbigliati nei loro abiti più belli e colorati mentre sfilano a ritmo di tamburo divisi in categorie ed entrano poi in chiesa a pregare.
Purtroppo chi vuole visitare l’isola deve accontentarsi di farlo in una giornata, al di là di un paio di ristorantini non c’è altro posto dove accamparsi.
Nonostante il viaggio per arrivarci possa essere non esattamente confortevole, questo è uno dei posti che consiglierei di più in assoluto, soprattutto per chi è amante dei luoghi un pò insoliti e poco battuti, almeno finché non si spargerà troppo la voce!
Purtroppo o per fortuna infatti sono pochi i tour operator che offrono delle gite qui, forse perché quando si pensa al Perù tutti lo ricollegano a Machu Picchu e sperano di andare soli lì.
Quando ce ne andiamo rimpiango che la giornata sia volata così in fretta, e non vedo l’ora di ritornare in Perù per visitare di nuovo questo luogo fuori dal tempo.
Che bel racconto, me lo sono letta tutto d’un fiato.
Sembra un posto stupendo, speriamo che rimanga così sconosciuto ai più come ora e mantenga la sua originalità!
sono contenta che ti sia piaciuto, è un luogo da visitare almeno una volta nella vita!
In realtà non ho molte parole dopo questo articolo.. L’unica cosa che ho detto è stata “wow”.. Che posto meraviglioso e che modo di raccontarlo!!
Complimenti.. Aggiungo Perù!!
Ciao Katiuscia! Bellissimo il tuo racconto! Bello leggere anche qui i tuoi post, oltre che sul tuo blog 🙂
Ti abbraccio!
@ Lucia : sono contenta che hai apprezzato l’articolo, spero di aver reso almeno un po’ l’idea di quanto sia bello questo posto!
@Manuela : grazie Manuela per tutti i tuoi commenti, sei fantastica!
Ciao, noi partiamo il 10/01/2018 penso che faremo questa tappa. grazie. restiamoin Perù un mese. ciao