Boa Vista, l’isla deserta

Non fermarti alle onde del mare, l’ isola deserta qui per te” e non c’è che dire, la musica non sbaglia quasi mai. Le canzoni descrivono bene Boa Vista e più generale Capo Verde, un arcipelago che non è più Africa, una volta era un pochino europeo e non è ancora Brasile ma che ha tutte queste 3 anime mixate insieme a formare un ambiente che se si ama, si ama davvero per sempre.

Sfatiamo subito un mito: Sal e Boa Vista al limite saranno cugine ma non certo sorelle né tantomeno gemelle. Quanto più Sal è sviluppata turisticamente, perennemente ventilata ed interessante per le sue saline, quanto Boa Vista è selvaggia, varia e ricca di spiagge di sabbia bianchissima a perdita d’occhio dove si “rischia” di avere come compagni di ombrelloni le tartarughe che qui sono di casa.

Eh già, perché a Boa Vista non c’è grande vita notturna, in un’isola grande 3 volte l’Elba ci sono solo 4000 abitanti e 50 km di strada acciottolata …. Quindi si gira in pick up e pazienza se la piega dei capelli non reggerà, potrebbe non accorgersene nessuno. L’aeroporto è una lunga striscia a Rabil, ex capoluogo dell’isola, un posto dove hanno aperto una piccola taverna davanti alla pista che è aperta solo quando arrivano i voli dall’estero per poterli guardare … le principali strutture alberghiere sono tutte nei dintorni dell’aeroporto e del capoluogo, Sal Rei: si tratta di strutture internazionali.

Come anticipato però non si va in cerca di alberghi, ma di esperienze: astenersi viaggiatori metropolitani, qui c’è “solo” natura da visitare. Quest’isola infatti è la più vicina alle coste africane di tutto l’arcipelago e la sua natura lo riflette: al centro dell’isola si potrà trovare un deserto, il deserto do Viana, praticamente portato qui grazie al vento dal Sahara … si perché il vento c’è, ma se si viene da marzo ad agosto potreste trovare intere giornate senza una folata e credetemi … lo rimpiangerete molto!

escursioni Capo Verde deserto

Fondamentale per la vostra vacanza on the road è Eliseu ed il suo pick, lui un istituzione, il pick up l’unico mezzo possibile. Con lui giriamo tutta l’isola e cosa più importante la visitiamo con i suoi occhi. Prima tappa è Povocao Velha: il nome non tradisce, è il primo insediamento isolano. Qui l’avvenimento siamo noi, tutto il paese si ferma per conoscerci: Eliseu, orgoglioso, ci mostra e ci spiega come mai a Boa Vista spesso si vengano ad allenare i membri del programma spaziale americano.. beh, l’ossigeno c’è ma tutto il resto sembra di un altro mondo!

Rocce rosse, poi crateri, poi spiagge bianchissime come Curralinho, detta amichevolmente Santa Monica.

Curralinho spiagge di Boa Vista

Questa spiaggia, da sola, vale il viaggio. Vale 7 ore di volo, la vacanza di un estate, lo sfondo perenne di un desktop: 23 km di sabbia bianca, onde impetuose che si infrangono ma che mantengono un incredibile turchese … se non è il paradiso, forse è l’anticamera. Ovviamente l’occhio attento dell’uomo vorrebbe costruire un complesso fantasmagorico ma forse non si farà, perché gli isolani amano la gente, ballano sempre, sorridono e amano l’Italia ma la loro natura la amano. E la fanno rispettare.

Ripartiamo da qui per la spiaggia di Varandinha, dove oltre alle tartarughe troviamo una grotta con una sabbia stupenda meta dei barbecue capoverdiani.

spiaggia di Varandinha, capo verde

Nel pomeriggio ripartiamo attraversando un immenso palmeto un pò inquietante, perché divorato dal terribile punteruolo rosso. Finiamo la giornata nel nord, in uno scenario surreale: su una spiaggia apparentemente paradisiaca c’è il simbolo di Boa Vista, il , incagliata negli anni ’50 che ci guarda come monito a non sottovalutare mai l’oceano.

relitto della nave Santa Maria, Capo Verde

Oceano che a Fundo do Figueiras incontra le tartarughe, che a luglio da buone vacanziere depongono le uova di notte alla presenza nostra e dei biologi marini. Non potevamo lasciare l’isola però senza una gita alla  vicino al capoluogo: la domenica si anima di capoverdiani che a ritmo della Morna (un mix di fado e lirica cantata in creolo) danzano davanti a noi sul bagnasciuga.

Praia Estoril, Capo Verde

Dopo la messa gospel, ci aspetta Leo, un italiano che come tanti ha trovato qui il paradiso, che per lui ha i connotati di un bel barracuda alla griglia con pomodorini che ci serve con orgoglio… ed alla fine arriva un taxi che ci porta via, non prima di averci immortalato in una foto, tutto orgoglioso; “perché ci fotografi? Non siamo mica famosi!” diciamo meravigliati. “ Forse famosi no, ma visitatori della mia terra… sì”.

Sarà anche deserta, ma questa è l’isla del cuore.

 

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Nata e cresciuta in quel di Vercelli, piemontese doc ed amante della mia terra, si occupo nella vita di risorse umane.. un lavoro che ama, quasi quanto i viaggi! Per lei viaggiare non è una passione, è una ragione esistenziale. Ama tantissimo il Middle East e l'Africa,così come suo marito che neanche a dirlo ha conosciuto in viaggio! Appassionata di calcio e di relazioni internazionali, quando viaggia le piace molto vivere le persone, capirle. Per lei siamo fortunati ad essere su questo mondo perchè è talmente bello e vario che non ci basterà una vita per vederlo tutto.

2 Commenti

  1. Che bella esperienza deve essere stata quella che ci hai raccontato…. leggere i post in questo blog significa volare ogni volta alto, staccandoci dalle tristezze quotidiane e dando sempre uno sguardo più in là, per non smettere mai di conoscere e provare emozioni…

  2. I consigli da travel blogger a…travel blogger sono sempre i migliori!

    …una meta che ho addocchiato da un po’ e dove spero di approdare a maggio!

    Bel posto =)

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