Otto riserve naturali, boschi di eucaliptus a perdita d’occhio, gole e cascate, cittadine che sembrano ferme nel tempo e ristoranti di ottimo livello.
Queste sono le Blue Mountains a soli 50 km da Sydney, dichiarate patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2000. Molti scelgono questa meta per viaggi in giornata ma consiglio vivamente di trascorrerci qualche giorno, prendersi il tempo di visitare qualche cittadina e qualche parco, chiacchierare con le persone del luogo e fermarsi in un buon ristorante.
Oltre alle bellezze naturalistiche, le Blue Mountains racchiudono un passato, e in alcuni casi presente, legato all’industria mineraria: tutta quest’area era occupata anticamente da vulcani, e con il sottosuolo così ricco di argento, carbone, ferro furono tantissime le cittadine che a partire dal 1800 sorsero nell’area.
Alcune, come Lithgow, sono ancora vive, altre come Yerranderie, Hartley e Glen Davis che ho visitato nei miei tre giorni di viaggio sono state abbandonate non appena il lavoro di estrazione si è fatto più difficile o perché tagliate fuori dalla linea ferroviaria costruita nel 1887.
Arrivando da Sydney, la mia prima meta è stata Yerranderie, cittadina mineraria nel cuore del parco nazionale delle Blue Mountains, abbandonata dal 1930 circa, preservata e convertita in città privata da Valerie Lhuede, tra i primi architetto donna d’Australia, e ora inglobata nel parco. Yerranderie dista cinque ore e mezza da Sydney, due delle quali su strada sterrata (un fuoristrada è altamente consigliato) ed è bene arrivarci preparati: fondamentale scaricarsi offline la mappa e seguire le indicazioni perché da Oberon, la città più vicina, in poi non c’è linea telefonica, portarsi cibo e acqua, lenzuola e sacchi a pelo se si pensa di rimanere per la notte.È infatti possibile dormire in uno dei vecchi edifici, convertiti in guesthouse: l’ufficio postale, la banca o il delizioso cottage dove ho dormito, appartenuto a “Slippery” Norris, un minatore locale. Sul sito Yerranderie.com troverete informazioni, foto e i contatti del guardiano per accordarsi sulle prenotazioni.
Per chi non se la sente di passare la notte immerso nei boschi, Oberon è il posto giusto per fermarsi a dormire. Detto questo, Yerranderie è davvero unica: gli edifici rimasti sono conservati splendidamente, uno dei quali è stato trasformato in museo, e c’è la possibilità di visitarli tutti, con soli 5 AUD a persona, insieme alla vecchia miniera d’argento, alla chiesa e al cimitero accompagnati dal “caretaker” Tom, che vive qui sei mesi all’anno da 16 anni. L’area è disseminata di canguri e uccelli liberi che mi guardano, e guardo, con curiosità. Si possono fare anche delle bellissime passeggiate nei dintorni, con percorsi adatti a tutti.
Dopo Yerranderie mi sono diretta verso Mount Victoria, un delizioso paesino immerso nei boschi a 1043 metri d’altezza, che ne fanno la località delle Blue Mountains in posizione più elevata. Oltre a edifici storici come la St. Peter’s Church (1874), è disseminata di negozi d’antiquariato, piccoli caffè, hotel e guesthouse. C’è anche un cinema d’epoca, il Mount Vic Flicks, con 130 posti a sedere, maschere in divisa e un pianista. Peccato fosse chiuso la mia unica sera qui: apre solo da giovedì a domenica.
Se volete dormire qui la Victoria and Albert Guesthouse è il posto giusto dove stare: è uno splendido hotel a gestione familiare con ristorante annesso in un edificio del 1909 perfettamente restaurato. Le camere sono spaziose, con soffitti alti e camino, (doppia a 90AUD); il giovane cuoco, figlio del proprietario, cucina con fantasia e passione. Il risultato è ottimo, anche nel prezzo: grande antipasto, zuppa, acqua e bicchiere di bianco a 22 AUD.
Ultima metà Glen Davis, punto di accesso al Canyon, il secondo più grande del mondo dopo quello americano, e sede di magnifiche rovine del suo recente passato industriale di centro di produzione di carbone. Non prima di aver passato qualche minuto a Hartley, piccolissima cittadina “fantasma” con edifici in arenaria ben conservati, alcuni dei quali convertiti in abitazioni, e piccole locande sulla strada che porta a Lithgow.
Ancora prima di arrivare a Glen Davis sono rimasta estasiata dall’imponenza e dai colori del Canyon, per metà coperto da vegetazione ma allo stesso modo impressionante. La bassa pianura, ricca di pascoli, boschetti e canguri liberi di scorrazzare hanno completato il quadro.
Arrivando al piccolo centro informazioni della cittadina, davanti all’area campeggio, i volontari saranno lieti di fornirvi informazioni e consigli per bellissime passeggiate a piedi o giri in auto. Non avendo molto tempo abbiamo optato per il secondo, che ci ha permesso di passare accanto alle rovine della vecchio sito di estrazione, alle dimore degli operai e ad altre strutture, tutte collegate tra loro da una strada di cemento ancora ben conservata.
Ecco le “mie” Blue Mountains, che non dimenticherò mai.
[…] Per chi se lo fosse perso, ecco il post sui miei tre giorni nelle Blue Mountains pubblicato su Blog di Viaggi: http://blogdiviaggi.com/blog/2013/08/30/visitare-sydney-e-le-blue-mountains-itinerari/ […]