Quando ho sentito “Bali” per la prima volta ho pensato a spiagge deserte, surfisti e palme. Come molti credo.
Poi sono arrivata, ho visto i surfisti, le palme e quel mare bello ma che esiste in molti posti e ho cercato altro. Ho preso la strada meno battuta, quella verso la collina, ho scoperto l’entroterra e la campagna dolcissima di questa isola splendida, fatta di risaie a terrazze e fiori enormi e coloratissimi, si è schiusa davanti ai miei occhi la vera ragione per cui la gente dovrebbe venire a Bali: la cultura.
La storia balinese è molto antica, profondamente diversa da quella del resto dell’Indonesia come diverse sono le persone. La cultura dell’isola si basa sulla simbiosi con la natura, le persone vivono nel rispetto di ciò che li circonda e anche la religione (l’Hinduismo balinese, una forma di Hinduismo modificata dalla geografia e dal tempo) è molto più legata alla spiritualità di quanto lo siano quasi tutte le grandi religioni.
Ci sono i simboli, certo, le Divinità, le offerte, ma il tutto non ha una forma piramidale, con la religione all’apice. Una guida locale, mi spiega il significato della svastica (simbolo sacro dell’Hinduismo prima di venire adulterato, più recentemente, dal nazismo); per i balinesi i bracci della svastica rappresentano le Divinità, la natura (i due bracci laterali) e l’uomo. Questi tre elementi devono essere amalgamati per formare una ruota, senza uno di questi il meccanismo non funziona.
In questa atmosfera di pace consiglio a chi si avventura nell’interno di offrirsi qualche giorno: tutto intorno a voi è talmente splendido da meritare il tempo di essere assaporato!
L’aeroporto internazionale di Bali è a Denpasar, una zona industriale non particolarmente bella ma a metà strada tra Kuta -la spiaggia dei surfisti famosa come Bondi beach!- e Sanur.
La differenza principale è che Kuta la conoscono tutti per via della movida estrema: c’è il mare dei caraibi, le onde dell’Australia e la vita notturna di Ibiza, Sanur non la conosce nessuno però ha la stessa spiaggia caraibica ed è molto più tranquilla.
Se arrivate dall’Italia il fattore jet lag è in agguato e se volete fare un giro dell’interno vi servono un paio di giorni per adattarvi e vivere al meglio questa esperienza.
A Sanur trovate una guest house appena aperta, molto graziosa e pulitissima. I proprietari sono americani e il servizio è eccellente per una cifra assolutamente abbordabile (Kembali Lagi, circa 35 dollari a notte), stare qui vi consentirà di entrare in contatto con Bali in modo “soft”: spiaggia, mare, sole, sport acquatici, tutto quello che vi aspettavate di trovare.
Poi inizia la vera avventura…
Il percorso ideale è quello verso Ubud. Ubud è un pò la capitale culturale dell’isola: qui si svolgono ogni anno festival di letteratura ed esposizioni d’arte internazionale, è un centro molto vivo e relativamente turistico che però si mantiene fedele alla tradizione. A Ubud trovate la famosa foresta delle scimmie, consiglio di visitarla, specialmente a chi non ha mai visto una scimmia da vicino! La foresta in sé è uno spettacolo mozzafiato: alberi centenari, orchidee giganti e tempietti nascosti nella natura, assolutamente stupenda. Poi ci sono le scimmie, che vivono in questa foresta per via del fatto che per secoli sono state cacciate dalle risaie (una scimmia da sola può distruggere il raccolto della stagione in pochi minuti) e per i turisti da cui possono ottenere le banane di cui sono ghiotte. Le scimmie qui sono molto addomesticate e non è raro che vi si avvicinino spontaneamente per venire a prendervi una banana di mano.
Un ottimo posto dove fermarvi a mangiare qualcosa a Ubud è Casaluna che offre una scelta molto varia di cibi balinesi e internazionali, tra i piatti balinesi da provare ci sono il nasi goreng e il nasi champur – tra l’altro il modo di servirlo è così artistico che dispiace quasi mangiarlo!- e non fatevi assolutamente mancare le frittelle di banana con lo zucchero di palma.
Da Ubud a salire la strada è straordinaria: l’isola si scopre e si presenta ai vostri occhi nella sua magnificenza, il verde smeraldo delle risaie (patrimonio dell’umanità UNESCO per via del sistema di irrigazione estremamente efficace e sostenibile) contrasta con i colori sgargianti dei vestiti dei contadini e viene punteggiato da tempietti grigi in onore di Devi Sri, la Dea protettrice del raccolto.
Tutto è splendido, potreste passare il resto della vacanza a guardare intorno a voi e vivere comunque un’esperienza fantastica. Ma il meglio deve ancora venire…
Premetto che non amo particolarmente sponsorizzare un albergo piuttosto che un altro ma in questo caso un’eccezione è d’obbligo. Alam Sari (“essenza della natura”) è un’oasi dentro l’oasi.
L’albergo in sé è splendido e pur mantenendo un’altissima qualità nei servizi offerti sta effettuando una transizione verso l’ecoturismo, qui troverete servizio e igiene eccellenti, un’ottima cucina -compreso qualche piatto italiano semplice ma tecnicamente perfetto- e, immersi nella natura, potrete organizzare escursioni e lezioni di arte e cucina. La famiglia neozelandese che lo gestisce vive in perfetta sintonia con la comunità locale del villaggio di Keliki: i proprietari sostengono infatti che l’albergo deve essere vantaggioso per tutti e non solo per loro che ne traggono un profitto economico. Per questo si sono fatti promotori (unici nella zona) dei cosiddetti homestay, stanze all’interno del villaggio da affittare a turisti.
In questo modo l’albergo può garantire gli standard di servizio e igiene, che vengono controllati meticolosamente e regolarmente, e ai clienti viene offerta una soluzione meno costosa (circa 20 dollari) e molto caratteristica per vivere la vita balinese “dall’interno”.
Io oggi scrivo da casa di Dewa, dove ho passato due notti splendide in una stanza confortevole e pulitissima e con i rumori della natura e della famiglia che mi ospita fuori. I balinesi sono persone molto rispettose dello spazio altrui e della natura quindi passare una notte in un homestay vi consentirà di vivere un’esperienza grandiosa durante la quale lo scambio con la vostra famiglia ospitante dipenderà solo da voi (io nelle ultime due sere ho fatto una lezione di Indonesiano con la nonna e guardato “La spada nella roccia” con i bambini, ma voi siete liberissimi di fare quello che volete!).
L’albergo organizza anche lezioni di cucina e di pittura balinese (25 dollari a persona). Io non sono molto artistica ma nel giardino di Ida Bagus, un noto pittore balinese, troverete una pace tale da entrare in contatto con la parte più artistica che c’è in voi! Ida Bagus vi insegnerà i fondamenti della pittura e perchè si è sviluppata in questo modo, lui è un uomo con una voce molto suadente e anche se non realizzerete un capolavoro sarà bellissimo passare una mattina lì e pranzare nel giardino con i piatti della cucina locale.
La lezione di cucina è quello che non potete assolutamente perdere. Anzi, vale la pena venire a Bali solo per questo! La lezione dura circa tre ore coronate da una cena preparata da voi -vi consiglio di scegliere il menù salato, composto di cinque/sei piatti-. La lezione è tenuta da Dewa, nella cucina all’aperto che ha costruito apposta per le lezioni, il contesto è magico, specialmente al tramonto quando cambiano i colori e i suoni della natura, e non stupitevi se farfalle giganti e con colori quasi innaturali verranno a farvi visita. Durante la preparazione dei piatti Dewa vi parlerà dettagliatamente della filosofia del cibo e della simbologia e ragione di ogni ingrediente, benchè la cucina balinese sia ottima infatti, tutti i piatti si basano sul principio che ogni ingrediente rivesta un ruolo nella prevenzione e cura di malattie. Il tè all’erba luigia serve per combattere le zanzare, l’aglio perchè è un potente antibiotico naturale, il peperoncino per le sue proprietà disinfettanti e così via. Benchè la preparazione del cibo includa tutta la famiglia (un gruppo nel vostro caso), i balinesi mangiano sempre soli e in silenzio, questa è una cosa molto difficile da capire per noi occidentali e particolarmente per noi italiani, ma loro sostengono che il cibo vada gustato senza che venga adulterato da cattive notizie, quindi non chiedete a Dewa e alla sua famiglia di cenare con voi!
Altra nota di contesto: nelle grandi città e nei ristoranti non ci si fa più caso ma spesso in Asia, e certamente qui, è segno di rispetto lasciare un pò di cibo nel piatto per dimostrare che si è gradito il pasto e che quello che ci è stato offerto ci ha saziati.
Mentre siete a Keliki non perdete assolutamente la gita notturna sul monte Agung: si parte a mezzanotte e si guarda l’alba (una delle esperienze più struggenti che vi capiterà di fare) dalla cima del monte. É un pò faticoso svegliari quando generalmente andiamo a letto ma vi assicuro che ne vale la pena e al ritorno potete tranquillamente riposarvi nel giardino dell’albergo o con un tuffo in piscina!
Grazie Elisabetta, mi hai dato un sacco di informazioni utili! Se riuscirò ad andare a Natale prenderò nota di molte cose da te segnalate.
Bellissimo post! Sono stata spesso a Bali è ho trovato i tuoi consigli ottimi!