Quando dicono che nella vita non si finisce mai di stupirsi e di imparare in genere si annuisce: son grandi verità, un pò come dire che non ci sono più le mezze stagioni, che si stava meglio quando si stava peggio e giù di lì, in un repertorio vasto e affaticato.
Alle volte però non sarebbe male farci un pò più caso, che non sono sempre luoghi comuni: a me sta cosa dello stupirsi è successa sul serio, e da poco tra l’altro.
Non sto parlando di rivelazioni sui massimi sistemi, che lì è un pò più complicata, giusto di pezzetti di quotidianità che a badarci quel che basta magari la differenza si sente.
Si può scoprire la bellezza una regione a trent’anni suonati, dopo che si è stati in giro per mezzo mondo?
Si può.
Si può rivalutare il viaggio in auto, dopo 10 anni abbondanti di patente nei quali della macchina è sempre importato meno di zero?
Si può.
Allora mettiamo tutto insieme.
Sono una che viaggia da sola e quando vado in un posto mi piace fermarmi per godermelo un pò, senza andare sempre di fretta; sono una che cerca di ascoltare se stessa prima di prestare l’orecchio a quello che c’è fuori: prendetemi per matta, ma se la corda interiore manda una nota stonata poi rovina tutta la musica che c’è dall’altra parte della pelle, e diventa un gran casino.
Credo che sulla pelle si giochi un equilibrio fondamentale, quello che corre tra ciò che c’è dentro e tutto il mondo fuori.
Quello di oggi è un viaggio su questo equilibrio, in una regione scoperta da poco e con una macchina che ha saputo stupirmi, forse perché è un’ibrida e a me le cose troppo rigide non son mai piaciute granchè: teniamo sempre una doppia alternativa, si sa mai.
Se siete come me e di auto ibride vi si mette a parlare un ingegnere è facile che annuiate con un gran sorriso idiota e scappiate alla prima occasione, ma se quest’auto la provate e lasciate che sia lei a parlarvi allora è un’altra storia, è la voce del silenzio.
Quando sono entrata per la prima volta in una Toyota, era un’Auris, neanche me ne sono accorta quando si è accesa: ti porta in giro senza essere invadente. E’ la mia macchina.
Sta cosa mi è piaciuta subito e allora perché non pensare di organizzarci un viaggio?
Niente interferenze col mondo sotto la pelle, tutta la libertà di farsi i propri film mentali, che quando si viaggia da soli su un’auto del genere sono film senza interruzioni pubblicitarie.
E niente interferenze col mondo oltre la pelle, che già di segni ne lasciano in tanti e se qualcuno riesce ad evitare, male non fa, anzi.
Una macchina così è perfetta per il sentiero della pelle,i viaggia in equilibrio: è la sua strada.
Cosa c’entra la regione che ho scoperto da poco?
C’entra, perché nel film senza spot che mi sono fatta mentre ero alla guida non ho potuto non pensarci, è stato automatico: immaginate un itinerario sulle strade della Puglia con una macchina così, guidare strade che siano di paesi conosciuti al mondo intero, o di paesi più nascosti, non importa.
Pensate di passare la mattina da Alberobello, prima che i negozi aprano, quando la vita si sta stiracchiando nel suo letto e chiede cinque minuti ancora, e voi non la disturbate, semplicemente la guardate svegliarsi.
Il pomeriggio andate alla scoperta del quartiere delle ceramiche di Grottaglie, con la sua tradizione da invidiare, e ascoltate il rumore del tornio che gira da secoli, che pare musica.
La sera passatela per i vicoli di Massafra, magari nella zona vecchia, dove con un bicchiere di rosso di quello buono tra le mani sbirciate il giorno che se ne torna a dormire.
Negli occhi avete ancora quelle strade col verde dei loro ulivi e l’azzurro del cielo che vira in nuvole cariche di poesia.
Col bianco abbagliante dei muri di quartieri antichi che lasciano lo spazio a quel mare che squarcia l’orizzonte davanti a voi, rubando qualche riflesso al sole.
E tutto questo senza far rumore, in equilibrio perfetto tra quello che c’è dentro e quello che c’è fuori, nel vostro viaggio sul confine della pelle.
Per saperne di più, il sito dedicato all’ibrido Toyota.