I viaggi nel tempo esistono. L’Etiopia ne è la prova. Non tanto per una collocazione specifica nel tempo, ma proprio perché appena usciti dall’aeroporto ad Addis Abeba si ha la sensazione di essere finiti in un tempo parallelo…
Prima di tutto per il metodo etiope di calcolare il passare del tempo. Sto scrivendo questo testo il 23 ottobre 2013 alle ore 12.45. Bene, in Etiopia addesso è il 13 del mese di Tekmar del 2006. Ah, sono le 7.45 del giorno. Un casino insomma…… anche perchè, a differenza di tanti altri paesi che seguono un calendario diverso dal nostro, nel 99% dei casi è tutto regolato sullo standard European time. In Etiopia no. La prima volta che sono stata in Etiopia ho bucato una fila di appuntamenti dietro l’altro. Mi dicevano di presentarmi alle 4 e io, precisissima, arrivavo a metà pomeriggio per capire di avere solamente 6 ore di ritardo. Ma andiamo con ordine. La differenza nella data è semplicemente dovuta al fatto che in Etiopia si segue il calendario copto, mentre la differenza nell’orario dipende dal fatto che essendo molto vicino all’equatore ed avendo le giornate una durata regolare tra ore di luce e ore di buio (12 ore di luce e 12 di buio), diventa più logico iniziare a contare le ore del giorno partendo dall’alba, alle sei del mattino, e dividendo la giornata in 12 ore di luce e 12 di “notte”.
Oltre a questo spaesamento temporale c’è poi la realtà: l’80% dei 90 milioni di abitanti dell’Etiopia vive di agricoltura, ed è evidente: la sensazione e proprio quella di essere tornati in un passato con meno automobile e più carretti, più bancarelle e negozietti e meno supermercati (ad Addis ce n’è di tipo occidentale, ma sono comunque pochi e nelle zone più ricche come Bole – la zona dell’aeroporto).



Addis Abeba è una metropoli con 3 milioni di abitanti, e quindi la sensazione è decisamente diversa anche perchè ad Addis si vede, di anno in anno, la differenza. Addis è un immenso cantiere, si costruiscono strade, palazzi e intere zone residenziali. Ci torno ogni anno e vedo chilometri in più di strade asfaltate e nuove, moderne costruzioni venire su come i funghi. Certo, per costruire questa nuova Addis, bisogna a volte, distruggere quello che c’era prima. La cosa più dolorosa sono gli sgomberi delle bidonville; sicuramente non belle da vedere, ma comunque la casa di migliaia di famiglie, che vengono così spinte ancora più ai margini e rese, se possibile, ancora più povere e disperate. La faccia più evidente dell’Etiopia è la povertà, ma la tallona da vicino la bellezza della sua gente.
Ci sono molte altre cose che riportano indietro nel tempo in Etiopia: gli animali randagi (in Italia non se ne vedono più), la possibilità di comprare secondo necessità (non è obbligatorio comprare un’intero pacchetto di sigarette, se ne può comprare anche una sola. Fa sorridere vedere la gente che compra la carta igienica a strappi), è tutto molto meno digitalizzato di quanto siamo abituati e tutto funziona un po’ così.. è assolutamente normale e accettato con tanta pazienza che ci siano dei black out di corrente o sulle line del telefono.
Gli etiopi sono molto simili a noi italiani, facili al sorriso e aperti; hanno un senso dell’umorismo molto simile al nostro e anche loro sono “famigliocentrici” (OK questa parola non esiste, ma spero renda l’idea). Sono anche estremamente orgogliosi: del fatto di essere l’unico paese africano a non essere mai stato colonizzato – e quando incontrano un italiano sottolineano la cosa quell 7 o 800 volte – e del fatto di essere degli africani sui generis con una storia che torna indietro al re Salomone, una lingua che, a riprova, è di origine semitica e un alfabeto che è proprio solo dell’Etiopia.
Ho la tendenza a parlarmi addosso e quindi cerco di tornare a bomba a informazioni che sicuramente sono più utili che le mie elucubrazioni sul popolo etiope… Ci sono molte line aeree che arrivano in Etiopia. Io viaggio sempre e solo Ethiopian per molte ragioni: il prezzo è sempre più o meno in linea con le altre line aeree, non è mai la più economica e non è mai la più cara. C’e’ un comodissimo volo diretto da Milano, volo notturno, non è esattamente come dormire nel proprio letto ma meglio che dover cambiare. Ethiopian ha una generosissima politica sui bagagli registrati: ogni passeggero può imbarcare 2 bagagli da 23 chili l’uno, più un bagaglio a mano fino a 10 chili, per un totale di 56 chili. Per me che vado per volontariato è una manna dal cielo perchè riesco a portare medicinali (che sarebbero proibiti, ma finchè non mi beccano…..), materiale per la scuola, vestiti e scarpe e in generale, il mio consiglio per chiunque vada in Etiopia è di portare comunque il massimo bagaglio consentito perchè purtroppo qualche disperato che avrà bisogno delle nostre scarpe smesse o di maglie che noi non useremmo più lo troveremo di sicuro. Io mi premuro anche di rubare sempre le coperte che danno in aereo (alla pubblicazione di questa cosa, finisco in galera) che poi distribuisco alle molte persone che dormono per strada.
Questo mi fa venire in mente un altro consiglio pratico che ha senso dare a chi dovesse andare in Etiopia: quando si parla di Africa automaticamente si pensa a un caldo torrido. Addis Abeba e tutto l’altipiano etiope (quindi anche la zona delle Simian Mountain) è oltre i 2000 metri. Addis Abeba è addirittura a 2’700 metri. Di giorno, se c’è il sole, fa caldo e si può girare in maglietta, ma appena viene buio fa freddo; non va sottozero, ma una felpa bella pesante o una giacca ci vogliono decisamente.
Cos’altro posso dire dell’Etiopia per stuzzicare almeno un pochino la curiosità? Vediamo… altra analogia con l’Italia è che in Etiopia c’è una vera e propria cultura del caffè (che qui si chiama “bunna”). C’è una lunga e articolata cerimonia che è più che altro un rito sociale nel quale la famiglia si riunisce attorno al braciere su cui viene prima tostato (io l’ho imparato qui che i chicchi del caffè sono in origine biancastri), pestato e poi fatto bollire nell’acqua con un fantastico aroma che si sparge per la stanza e che tutti sono invitati ad annusare. Venire invitati a casa di etiopi a bere il caffè è segno che si è stati accettai in famiglia ed è un’esperienza incantevole.
L’Etiopia è anche il paese africano con il maggior numero di siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità: le chiese scolpite nella roccia di Lalibela, il parco nazionale del Siemen, il Fasil Ghebbi una fortezza/palazzo reale a Gondar, Axum, la bassa valle dell’Awash, la valle dell’Omo (ci vado a dicembre!!!), il sito archeologico di Tiya, la città fortificata di Harar Jugol e il paesaggio culturale del Konso.


Un viaggio in Etiopia è un viaggio che consiglierei a chiunque: dagli appassionati di storia ed arte, a chi ama l’etnologia o gli appassionati di flora e fauna, a chi cerca paesaggi sconfinati e itinerari che raccontino qualcosa anche dell’Italia coloniale.
Complimenti Elena,ho letto il tuo articolo tutto d’un fiato e sicuramente quando andrò in Africa porterò con me 2 valige piene: ci riempiamo gli armadi di cose che non mettiamo, che passano di moda, superflue ed inutili per noi ma non per chi ne ha veramente bisogno.
Pernso che la cosa più bella del mondo è aiutare chi ne ha bisogno, varrebbe la pena di vivere anche solo per questo.
Elena con il tuo racconto ci hai emozionati tantissimo. Svolgi un ruolo fondamentale per le persone che aiuti, e ci piacerebbe tanto emularti un giorno. Grazie per aver condiviso con noi questa meravigliosa esperienza.
Grazie Chris e grazie Flavia. Grazie per complimenti che non merito in realta’. Tutto quello che faccio per i “miei” bambini dell’orfanotrofio e per quei pochi altri a cui riesco a dare una mano, porta a me molta piu’ serenita’ e gioia di quanta io ne riesca a dare a loro….
Bellissimo! Tutti i racconti sull’Africa hanno un effetto strano su di me.. che Nazione e che popolo incredibile.. complimenti per l’emozione che ci hai trasmesso!
Grazie Lucia. Oltre ai viaggi nel tempo, un’altra cosa che esiste nonostante la convinzione che sia una leggenda e’ il mal d’Africa….. ci vai una volta e zac! sei dentro fino alle orecchie…. 🙂
Ciao,
complimenti per l’articolo. Siamo Stefania e Manuel, una coppia che vorrebbe svolgere un’esperienza di volontariato in Etiopia a partire da metà luglio. Io, Stefania, sono un’insegnante di lingua Inglese e Italiana quindi vorrei offrire il mio aiuto nell’ambito educativo o sociale. Manuel, invece è un’autista di treni ma ha diversa esperienza nell’insegnamento di sport, nella meccanica e nei lavori manuali. Lui vorrebbe aiutare in qualsiasi tipo di progetto creativo, sportivo o lavoro manuale.
Ti scrivo per chiederti contatti diretti utili di scuole, orfanotrofi o associazioni che sarebbero disposti ad accettare il nostro aiuto, senza richiederci donazioni obbligatorie o tasse di partecipazione. Non necessitiamo per altro di nessun tipo di assistenza per quanto riguarda vitto e alloggio.
Apprezzeremmo tantissimo qualsiasi tipo di consiglio, informazione o contatto.
Grazie mille e saluti
Stefania e Manuel