Se dico Vilnius qualcuno mi guarda con sguardo perso e interrogativo, qualcuno si mostra perplesso e qualcuno, peggio ancora, indifferente.
Parlo di Vilnius e non mi capiscono.
Parlo di una città che non si specchia su se stessa. Trascina, ma con determinazione, il triste passato guardando con fermezza al futuro. Non si dimentica ciò che è stata, o che hanno voluto che fosse, mentre, con spirito futuribile si svela per ciò che sarà.
Parlo del sole d’estate che alle quattro del mattino si irradia sfacciatamente, punzecchia la città risvegliandola. L’inverno lo costringe ad un lungo letargo, per questo al suo ridestare è così brioso, esuberante, fulgente.
Parlo della terra. Una terra che esibisce uno scenografico domino naturale di campagne, laghi e foreste, confluenti al mare. Il verde e il blu sono due colori che non si scordano. Il verde ti dà appuntamento ovunque. Scandisce i tuoi passi in città e satura la tua vista in viaggio. Il blu è più timido, gioca a nascondino con il verde, ma quando si lascia osservare comunica il suo spirito carico, profondo, espressivo.
Parlo della chiese. Le chiese, meglio di ogni altro elemento storico, custodiscono e narrano la storia di Vilnius. L’indefinibile contrasto tra cattolicesimo, culto russo ortodosso ed ebraismo.
La Cattedrale di Vilnius è dedicata ai santi Stanislao e Ladislao, contiene le esequie di San Casimiro, santo patrono della Lituania. In elegante bianca veste neoclassica abbaglia alla vista sulla pizza omonima. Intorno agli anni ’50 le autorità sovietiche ne sprangarono la fede riconvertendola, prima a magazzino poi a sala concerti. Nel 1988 è stata restituita ai fedeli.
Nella Città Vecchia, una moltitudine di mattoncini rossi creano la spettacolare costruzione della cattolica Chiesa di Sant’Anna. Spigolosa, affilata, contorta e artificiosamente gotica imprime la freddezza del tempo che fu. Anna, pima moglie del re Vytautas il Grande ne volle la realizzazione alla fine del ‘400. Nei secoli venne rimaneggiata ma questo non toglie, oggi, stupore ai nostri occhi.
Forma a croce latina e stile barocco conferiscono unicità alla più importante chiesa ortodossa lituana, la Chiesa dello Santo Spirito. La facciata esterna non preannuncia un interno così ricco e vivace. L’occhio è richiamato qua e là da elaborati ornamenti, arzigogolati capitelli e colori sfrontati, accesi, sgargianti che culminano nella ricercata struttura verde smeraldo con rifiniture dorate dell’abside. Guardandola si sorride rimanendo a bocca aperta.
Parlo della gente, strattonata a due mani tra passato e presente.
L’anziano lituano che con passo incerto si reca al mercato; abiti e scarpe più grandi di qualche taglia, ricordo del vigore di gioventù e semplice acquisto agli affollati negozi second hand. Con viso corrugato mentre parla un russo stanco ma ancora vivo, cammina spalla a spalla con la ragazza del futuro. Di una bellezza algida e presuntuosa, arricchita da un trucco da make-up artist, non accena a placare lo svolazzare del vestito estivo, perfettamente in linea con le tendenze più fashion. Capelli biondo lucenti di una lunghezza mai vista.
Parlo dei giovani, attenti, curiosi, poliglotti con la voglia di camminare, raccontare, conoscere.
Parlo della preziosa ambra baltica, presente ovunque, dovunque, comunque. La Gintaras, il nome dell’ambra in lituano, è la regina indiscussa dei mercatini tradizionali di Vilnius. Contraddistingue l’area del Baltico con la sua storia tra viaggio e leggenda.
Parlo di un popolo e della sue terra, finalmente sposi dopo secolari contrasti al loro amore.
Parlo di Vilnius, ora mi capite?
Già mi avevi conquistato parlando di Vilnius, ora ancora un pochino di più! 😉
Ti ringrazio Lucia :-)!
Vilnius è una città che mi ha lasciato molto. L’area del Baltico non è molto conosciuta e io sono un po gelosa di quello che ho scoperto e vissuto lassù, ma allo stesso tempo ne parlo volentieri a cuore aperto perchè merita di essere scoperta!