Siete mai stati su un caicco? Anzi, sapete che cos’è un caicco? Il caicco è una tipica imbarcazione turca. Praticamente un vecchio peschereccio che il turismo ha pensato bene di sistemare e riadattare per quei viaggiatori che vogliono provare l’emozione di una navigazione scricchiolante e al profumo di impregnante per legno.
Saliamo a bordo dal porto di Kemer, in Turchia. Ed ecco, subito, la prima ferrea regola: niente scarpe sul caicco, nè infradito. La vita a bordo prevede costume, abbigliamento molto casual e rigorosamente piedi scalzi. È bellissimo! Fai un passo sul ponte, togli le scarpe e le butti con disinvoltura in una cassapanca. Vivere scalzi ti fa sentire libero e selvaggio… non proprio un lupo di mare, ma quasi!
La seconda fase ci mette un pò in crisi. La scelta della cabina è a nostra discrezione, ed essendo novellini non è semplice capire su due piedi cosa sia davvero importante se non essenziale.
Le cabine sono tutte della stessa dimensione, abbastanza piccole, e badate di avere lo spazio per muovervi e vestirvi in due. Sarebbe bene avere le finestrelle che danno sul ponte – tranquilli, sono apribili, anzi, sempre aperte per far circolare l’aria – in fronte al letto perchè le temperature, anche notturne, sono molto elevate.
Spesso si dorme addirittura sul ponte, sperando vivamente che nessun compagno di viaggio russi!
La doccia non esiste. Il rubinetto è a braccio estensibile e ci si lava sommariamente tra il piccolo lavandino e il wc. Spesso si preferisce usare direttamente la doccia del ponte.
Insomma, se scegliete il caicco dovete sapere bene che non è una nave da crociera nè un catamarano. ‘Rustico è bello’ deve essere il vostro motto!
Fosse stato per me, la normale routine di navigazione e sosta all’ancora nelle piccole e silenziose baie sarebbe bastata a rendere l’avventura affascinante e appagante.
Ma la costa sud della Turchia, non ancora così battuta come il tratto che comprende Bodrum, ci regala alcuni scali davvero meritevoli, tanto diversi fra loro quanto imperdibili.
Il Merve 1, il nostro caicco, getta l’ancora ad Ucagiz e con un piccolo van ci dirigiamo a Myra per la visita alle antiche rovine. Non immaginiamoci una Petra, ma vi assicuro che l’impatto visivo è subito coinvolgente.
Un’alta e ripida parete rocciosa si erge dinnanzi a noi e racchiude numerose porte e finestre appartenenti alla vecchissima necropoli. A terra, tutto intorno, le rovine, le colonne, i capitelli e i massi scolpiti con volti curiosi e caratteristici.
Non passa certo inosservato il bellissimo anfiteatro, ben conservato con alte gradinate e quinte ancora eretti.
È possibile visitare l’intero sito liberamente, pagando un ingresso e restandoci il tempo che si desidera. Avrete comunque presto la forte necessità di bere qualcosa, il caldo è insistente e c’è molta umidità. Niente paura, negozi di souvenir e bancarelle di bibite non mancano subito all’esterno e potrete anche acquistare deliziosi fichi d’india freschi e già perfettamente sbucciati.
La sosta serale ci ha invece visto sbarcare al porto di Kas, piccola cittadina a ridosso del mare, a misura di turista ma senza l’ombra di un italiano. Sono russi gli abituali frequentatori della zona. L’imbrunire svela presto l’anima romantica di Kas.
Negozi molto curati di artigianato irresistibile: argenti, teli in cotone, ceramiche smaltate, lampade a mosaico, tutto è raffinato, pulito e ben esposto.
Anche i ristoranti e le fumerie di narghilè si presentano molto bene con zone appartate, tavoli e sedie colorati e sicuramente un menù da lasciare soddisfatti. Qui ordinare un kebap non equivale al farsi portare un panino con sfilaccetti di carne. Qui ‘kebap’ sono diversi tipi di portate di carne tra cui ottimi spiedini di agnello e gustose braciole condite con salsa piccante.
Non fatevi mancare una pida: farcita o bianca, è l’equivalente del nostro pane ma molto molto gustosa! E per concludere un dolcissimo dondurma, il gelato turco molto denso e cremoso a base di caramello.
Il paese ospita gatti su quasi ogni soglia, affettuosi e puliti, spesso col collarino. Sono un pò il simbolo di Kas e li troviamo rappresentati su quadretti, calamite, bigiotteria… Con l’amore che provo per questi tigrotti in miniatura, vi assicuro, non me ne sarei mai più andata da lì.
Ma il caicco è la nostra casa ora. Si mangia, si dorme, si vive sempre lì sopra. Non è soffocante, anzi, direi rassicurante e famigliare. Merito forse anche del cordiale equipaggio che può diventare davvero la ciliegina sulla torta in una viaggio in mare come questo.
Info utili
Il viaggio è stato acquistato come “pacchetto” tramite il sito Voyageprivee.com e comprendeva volo a/r diretto e l’intero soggiorno sul caicco, con vitto e alloggio (bevande escluse e abbastanza care).
L’itinerario era indicato nell’offerta ma poteva subire variazioni a seconda delle condizioni del mare e così infatti è stato. Inoltre l’equipaggio ci ha fornito alcune scelte alternative rispetto alle mete prefissate, tra cui Kas, la sosta forse più bella dell’intero viaggio. Le tasse portuali sono quindi state un extra scelto da noi ospiti, così come un paio di altre visite – Myra e il canyon Sakklikent – che, volenti o nolenti, siamo stati costretti a fare con il gruppo. Facendole da soli si risparmiava parecchio e, neanche a dirsi, si poteva avere più libertà di tempi e movimento.
Tenendo quindi ben conto di extra quasi obbligatori, il pacchetto iniziale costa comunque una cifra molto modesta. Se si evita l’alta stagione – i primi di settembre in Turchia sono probabilmente il periodo migliore come clima e mole di turisti – si può stare sotto i 1000€ a coppia.
Per altri dettagli potete leggere il mio diario di bordo qui.