Lascio con dispiacere le spiagge di Itaunas nello stato Espirito Santo per ripartire alla volta di Vittoria, dove mi attende il bus per Ouro Preto (R$65,04) mia prossima tappa nello stato del Minas Gerais.
Dopo circa 8 ore di viaggio su strade tortuose, arrivo a destinazione nel primo mattino, giusto in tempo per essere il primo cliente della panetteria in piazza Tiradentes che ha appena sfornato gustosi panini e dolci mineri.
Passare dalle coste di Bahia ed Espirito Santo alle montagne dell’interno (Ouro Preto si trova a circa 1200 metri) si percepisce subito una brusca diminuzione di temperatura, soprattutto se si arriva alle prime luci dell’alba ma la magia di questa città risvegliata da un tenero sole mattutino, che esalta la lussureggiante vegetazione a contorno dei tetti, placa ogni minima sofferenza.
Ouro Preto venne fondata alla fine del XVII secolo e divenne rapidamente il centro della corsa all’oro brasiliana del XVIII secolo. La città possiede un’architettura coloniale ben conservata e percorrendo le ripide stradine di pietra che la attraversano si scorgono le numerose chiese dove sono evidenti le decorazioni auree dello scultore brasiliano Aleijadinho. Proprio per il valore artistico delle sue chiese, dal 1980, Ouro Preto è stata inserita nel patrimonio mondiale dell’Unesco.
Molti sono gli hotel e le pousada per i turisti, io ho soggiornato in zona centrale nella pousada Cicho Rey, un’antica residenza del 700 che con 100R$ (circa €30) a notte in singola offre un’ottima prima colazione in un contesto d’altri tempi.
A 6 km di distanza da Ouro Preto sulla strada che conduce a Mariana, si trova la Minas da Passagem, una vecchia miniera d’oro da tempo abbandonata. Amante dei siti minerari come sono non ho resistito a non provare i carrelli che azionati da un motore mediante una cremagliera si addentrano nelle viscere della montagna in una discesa mozzafiato di oltre cinque minuti. Arrivati al capolinea è possibile visitare a piedi alcune gallerie ed ammirare il lago sotterraneo dalle acque gelide e limpidissime dove è anche possibile fare il bagno. Presente in una galleria anche un vecchio altare di preghiera dei minatori, molti dei quali persero la vita lavorando.
Due giorni trascorrono veloci tra le meraviglie di Ouro Preto, ma il viaggio deve continuare perché dopo un breve volo da Belo Horizonte a Campinas mi attendono oltre 500 km di strada finale per il Goias.
Il Goias è uno stato centrale del Brasile, con una superficie poco più estesa di quella Italiana, dove trascorrerò l’ultima parte del mio viaggio nella Fazenda Primavera a circa un’ora a nord del Rio Parana, il secondo fiume del sud America che attraversa tre stati (Brasile-Uruguay-Argentina) e si getta dopo oltre 2’500 km a Mar della Plata.
La Fazenda dove soggiorno si estende per 3’500 ettari, con oltre 1000 capi di bestiame allo stato brado e propone eco turismo.
Gli ospiti alloggiano in bungalow di legno con bagno e ventilatore, mentre per i pasti il ristorante del posto offre una cucina locale, con ottima carne alla griglia.
L’intera superficie aziendale è immersa nel Cerrado, la savana brasiliana, al cui interno si trovano oltre 100 mila specie di piante e dove è facile scorgere uccelli di ogni tipo e dimensione, animali strani a quattro zampe come il capivara per non parlare dei pesci nei fiumi e nei laghi disseminati su tutta la sua estensione.
Ho trascorso 3 notti con turisti brasiliani dove mi è stato facile migliorare la mia conoscenza del portoghese mentre si praticavano molti sport come il trekking a cavallo assieme ai “gauchi” che cavalcano senza sella e tengono a bada le mandrie di bestiame.
Molto bello è stato anche fare canoa nelle paludi per scorgere i tipici pappagalli colorati che nidificano nei tronchi cavi degli alberi secchi tipici dei ristagni d’acqua.
Un ricordo di questi interminabili paesaggi spero possa portare una goccia a favore del Cerrado che ha visto negli ultimi anni diminuire la propria superficie a favore delle coltivazioni intensive e mettendo a rischio molte specie di animali e piante.
Lascio dopo 21 giorni il Brasile con la consapevolezza che non sarà l’ultima volta ma semplicemente la terza volta che ci sono stato.