Chi di voi non ha sentito parlare di Tivoli e delle sue ville? Durante il Grand Tour, questa città, grazie alle sue antiche meraviglie, era una metà obbligatoria per i giovani delle famiglie nobili e per gli artisti che decidevano di intraprendere questo lungo viaggio attraverso l’Europa nel XVII- XIX secolo.
Mi ricordo la prima volta che la visitai. Mi ci portò il mio ragazzo (oggi marito) in treno promettendomi che la vista sarebbe stata stupenda. In effetti, ad un certo punto dall’alto intravidi una collina calcarea, dove si ergeva Tivoli con il fiume Aniene su un fianco che si gettava verso la valle con dei salti spettacolari. Mentre ero ammaliata da tanta bellezza, mi veniva da pensare che il crinale di quella collina non avrebbe potuto ospitare altro che una città così bella.
Da lontano si nota la mescolanza di epoche che si fondono in un abbraccio spontaneo. L’Acropoli, costruita in epoca romana si erge a pochi passi da case medievali, palazzi rinascimentali o case costruite dopo la seconda guerra mondiale che rimpiazzarono molti edifici storici, dopo che la città fu devastata dalla furia delle bombe sganciate dai B-24 Americani la mattina del 26 Maggio 1944. Perdersi nel centro storico, tra i vicoletti, le case gotiche, i mercati all’aperto, la gente del posto, tra le madonnine e le botteghe è stato un momento magico.
Quanto alla prima villa di Tivoli che visitammo, avete presente la foresta Amazzonica? Quelle tonalità di verde, difficili da trovare nell’Europa le ho ritrovate in Villa Gregoriana! Non avrei mai pensato di scoprire un posto così puro, quasi selvaggio. Attraversi un cancello, paghi un biglietto molto economico, affronti un po’ di scaletta e in un istante ti ritrovi catapultato in un’altra dimensione, circondato da montagne, gole e cascate. Il borgo della città e la sua antica acropoli con i templi di Vesta e la Sibilla fanno da sfondo a questa villa, osservandoti dall’alto.
La Grande Cascata, creata artificialmente da Papa Gregorio XVI che deviò le acque dell’Aniene salvaguardando la città e i suoi abitanti dalle terribili piene, è la fine della sequenza di tanti piccoli salti d’acqua che si incontrano lungo il percorso. La natura è la protagonista indiscussa di questo parco e la mano dell’uomo nella realizzazione di questo luogo rimane celata. Trovarsi di fronte alla Grande Cascata lascia a bocca aperta. E’ un incontro che non ti aspetti, esce fuori da una galleria e dà l’impressione di essere una creatura vivente, ha una voce propria, piacevole da ascoltare, cambia d’umore e carattere secondo le giornate se è più o meno gonfia e ti ringrazia sfiorandoti il viso con una carezza umida e fresca se ti ci avvicini. Ci si sente davvero dei prescelti davanti ai suoi 120 metri di bellezza!
Poi è stato il turno di Villa D’Este, realizzata quasi cinque secoli fa dall’architetto Pirro Ligorio su volere del Cardinale Ippolito II D’Este. E’ impossibile non rimanere colpiti da questo “giardino delle meraviglie”! Ciò che lascia un profondo segno nel cuore è il giardino con le sue fontane: La Fontana dell’Ovato, Rometta, le Cento Fontana, la Fontana dell’Organo con il meccanismo che fa suonare l’organo grazie all’acqua.
Il primo sguardo al giardino l’abbiamo dato dalla loggia del palazzo. Il panorama che comprende anche il centro medievale di Tivoli e la valle circostante è meraviglioso! La concentrazione di fontane, teatri d’acqua e ninfei è qualcosa di unico. La nostra guida è stata molto preziosa e ci ha narrato in modo coinvolgente la storia del palazzo e dei suoi ideatori. Abbiamo scoperto che tutto il progetto, ogni singola fontana, ogni stanza affrescata, sono collegate da uno stupefacente programma simbolico ed iconologico, che ci ha reso ancor più affascinate tutto il contesto.
Di ritorno ci siamo fermati alla Villa Adriana realizzata tra il 118 e il 134 d.C per volere dell’Imperatore di origine spagnola Adriano. Non l’immaginavo così grande, misteriosa e completa nella sua costruzione urbanistica. Vanta il primato di essere la villa più grande tra quelle costruite nell’antichità. Si ritiene che occupasse circa 120 ettari, tra giardini ed edifici. In effetti, data la sua estensione potrebbe definirsi una città piuttosto che una villa. La vita si svolgeva sostanzialmente su due livelli, quello sotterraneo era destinato ai servi che avevano il compito di rendere efficiente la vita dei loro padroni spostandosi in criptoportici e vie sotterranee, in cui passavano anche i rumorosi carri mentre le strutture superiori erano destinate all’elite dell’epoca.
Attraversando le rovine ci si lascia trasportare immaginando di essere teletrasportati nell’epoca Romana, forse un mondo non cosi lontano da quello contemporaneo. Passeggiando lungo il portico del Pecile, mi sentivo quasi onorata di calpestare gli stessi mosaici che toccavano i sandali dell’Imperatore Adriano….teatri, terme, librerie, templi, laghetti, peschiere, piscine e tanto altro, la magnifica eredità che ci ha lasciato l’Imperatore filosofo. L’ultimo sguardo, alla fine della visita l’abbiamo rivolto a Tivoli, che dall’alto della collina e dei suoi 3000 anni di storia sembrava osservarci e presagire, come se incarnasse la sua sibilla, che un giorno avremmo trovato una casa dentro le sue mura…