Una giornata da Arancere al Carnevale Storico di Ivrea

Coraggio, animo ribelle, senso di appartenenza e una buona dose di follia.
Senza tutte queste caratteristiche, chi mai sarebbe disposto a partecipare alla violenta Battaglia delle Arance del Carnevale Storico di Ivrea?
Mio marito (allora non lo era) lo fece nel 2008, era la sua prima volta da Arancere e ce lo racconta.

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Il ricordo più bello della mia giovinezza! Era da tempo che volevo tirare al Carvalè (come dicono a Ivrea), mancava solo il coraggio. Poi coinvolsi altri due amici e fu tutto più semplice.
Trascinati dall’entusiasmo ci iscrivemmo alla squadra degli Aranceri Asso di Picche, la più antica.

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I Picche in casa degli amici Arduini lottano a fianco agli Scacchi: evento storico nel 2008!

La battaglia delle Arance è il culmine del complesso rituale carnevalesco di Ivrea: vuol far rivivere la storia della bellissima Mugnaia (Violetta, la regina della festa) che, nel medioevo, riuscì a far ubriacare e a decapitare nel sonno il tiranno, il quale pretendeva lo ius primae noctis. L’assassinio, che avvenne all’interno del Castellazzo, diede il via ad una rivolta popolare.

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La Bella Mugnaia – Foto A. Avetta

La rappresaglia delle truppe del Marchesato (rappresentate dai carristi) fu diciamo… infruttuosa: il popolo (gli aranceri), nonostante fosse del tutto indifeso, riuscì comunque a cacciare l’invasore lanciando di tutto dai balconi delle case, persino le arance!
Forse non tutti sanno che il Carnevale Storico di Ivrea è il più antico d’Italia, in quanto è l’unico che si celebra ininterrottamente sin dal 1808 (mentre quello di Venezia è tornato in auge degli anni ’80 e quello di Viareggio è stato interrotto durante la guerra).

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La Preda in Dora sul ponte dei Tuchini del Borghetto: inizia il Carvalè!

La battaglia, così come vuole la tradizione, si svolge in tre giorni: domenica, lunedì e martedì grasso. Per motivi di lavoro, partecipai solo la domenica: quella che solitamente attira più spettatori ed è anche la più violenta (aranceri e carristi sono ancora “freschi” e integri)!

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Gli Scacchi assaltano un carro in Piazza Ottinetti

I carri, con alte protezioni e trainati da coppie di cavalli, sono organizzati dalle industrie della città e del Canavese (i più temuti erano quelli della ditta Olivetti, con a bordo i maggiori dirigenti!), commercianti e anche dalla squadre stesse di aranceri.
Giungiamo in Piazza della Città (o del Municipio), la nostra zona di tiro: le squadre di aranceri in tutto sono 9 distribuite nelle 5 piazze dei 5 rioni storici della città. Ad eccezione dei Tuchini che tirano da soli nel Borghetto, la stretta piazza è infatti al di là del fiume Dora ed è il punto dove la battaglia si fa più… aspra, le rimanenti 8 squadre dividono le zone di lancio a coppie. Noi Asso di Picche condividiamo la piazza con gli Aranceri della Morte.

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Alte pile di cassette di arance che aspettano di esser lancate!

Pile di casse di arance (sono arance destinate al macero in quanto troppo mature e non utilizzabili nemmeno per fare spremute) ai lati della piazza: iniziamo a riempire le saccocce nel momento in cui passa il corteo con il carro dorato della Mugnaia che dà il via agli scontri.
Come per il palio di Siena, esistono forti rivalità tra le squadre: i nostri nemici sono gli Scacchi.
Ce ne accorgemmo quando passò la prima volta il loro carro (i carri fanno 2 giri delle piazze): le arance volanti raddoppiarono ed il carro venne preso d’assalto da tutta la piazza!

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Gli Aranceri della Morte all’attacco di un carro

La battaglia, negli anni 60-70, assunse i connotati di una vera e propria lotta di classe: gli operai a terra contro i ricchi dirigenti sui carri.
E non mancarono addirittura episodi violenti: da veri e propri tafferugli in stile hooligans (anche tra squadre rivali di aranceri), fino a sporchi trucchi durante la Battaglia (come lanciare arance congelate o riempite di chiodi o lamette)…
Per fortuna non è più così da anni, anche se ogni giorno la postazione medica cura decine di contusi, anche se la maggior parte sono solo ubriachi.

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Schizzi di arance che si infrangono sui caschi dei carristi

“Aranceri! Si mira solo alla testa!” urlano i capisquadra!
I carristi infatti indossano armature da football americano e caschi da hockey e sono ben protetti dalle paratie del carro. L’unico obiettivo è riuscire a fargli entrare qualche schizzo di agrume negli occhi, in modo da metterli KO per qualche minuto! Loro invece, dall’alto dei carri, hanno l’imbarazzo della scelta su dove colpirci… ahinoi!

Dopo oltre 2 ore di battaglia, che si conclude con un’ultima sfilata del corteo, tornammo alla macchina sporchi, doloranti e tumefatti: e nessuno di noi volle più toccare un’arancia per oltre un anno!

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Alla fine della battaglia l’odore di arance è misto allo sterco di cavallo… – Foto Reuters

Giorgio volle tornare anche per la battaglia del martedì, che precede il rito di chiusura del carnevale: l’Abbruciamento degli Scarli (delle pire con un alto palo al centro) nelle 5 piazze e la premiazione della miglior squadra di aranceri. Quell’anno vincemmo proprio noi Picche: doppia soddisfazione!

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L’abbruciamento dello Scarlo di Piazza della Città – Foto F. Lavarino

Un consiglio: se volete vivere in pieno l’atmosfera del Carvalè (che per gli eporediesi inizia già il 6 gennaio con la nomina del Generale), dal giovedì grasso fino a martedì, ogni giorno è buono per una festa in giro per la città!

Si parte con la Preda in Dora di giovedì pomeriggio le 13, per proseguire con la consegna della città al Generale, la fagiolata al Borghetto, l’alzata degli Abbà, la presentazione della Mugnaia (il sabato), la battaglia, la gara del lancio delle arance, e chiudere il martedì con le premiazioni, l’abbruciamento degli scarli e il corteo di chiusura (accompagnato da una goliardica musica funebre) in cui il Generale riconsegna la città al Sindaco e dà l’appuntamento all’anno prossimo.

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Il cappello frigio è identico a quello che indossa la Mugnaia

E voi avete mai pensato anche solo di assistere come spettatori (e ben protetti da reti) al Carnevale di Ivrea?
Se non volete divenire bersaglio degli aranceri, munitevi però del cappello frigio! Basta un qualsiasi berretto rosso, o chiunque potrà scambiarvi per una spia del tiranno e lanciarvi addosso un’arancia!

Allora, non mi resta che dirvi: “Arvedse a giobia ‘n bot!”*

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[Arvedse a giobia ‘n bot! = Arrivederci a giovedì all’una. E’ la frase che pronuncia il Generale prima di riconsegnare il potere al sindaco e che dà l’appuntamento al prossimo giovedì grasso all’una di pomeriggio, orario in cui si celebra la Preda in Dora]

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