Oggi vi parliamo del Laos: un paese fantastico, verde e incontaminato, molto spesso poco conosciuto rispetto alla Thailandia con le sue spiagge paradisiache, alla Cambogia con i suoi templi immersi nella giungla, o al Vietnam con le sue città frenetiche e le sue meraviglie naturalistiche come la baia di Halong.
Quando siamo partiti dall’Italia non avevamo incluso il Laos nel nostro itinerario: ci intrigava, ma un paio di dettagli frenavano la nostra decisione.
In primo luogo la paura della malaria, inculcataci da fumose informazioni raccolte in rete e da fonti certo più attendibili, ma non meno scoraggianti, come i medici da cui siamo andati a informarci circa le precauzioni da prendere prima e durante il viaggio. Il Laos è una zona a forte rischio malaria, è un dato di fatto. Tuttavia, una corretta profilassi riduce di moltissimo le probabilità di contrarre la malattia e permette di viaggiare sereni: quella comportamentale è d’obbligo (maniche lunghe alla sera, vestiti chiari, repellenti), quella farmacologica sta alle scelte personali (noi l’abbiamo fatta con il malarone e, anche se per vari motivi non la rifaremmo, ci sentiamo di ribadire la sacrosanta massima better safe than sorry).
L’altro motivo che ci scoraggiava era la difficoltà di entrare in Laos dal nord del Vietnam: nessun treno, voli troppo costosi, strade dissestate… Avevamo letto in rete alcuni racconti dell’orrore su un fantomatico sleeping bus che collegava Hanoi a Vientiane in circa venti ore, ma le informazioni erano scarse. Nel nostro cammino da Bangkok ad Hanoi abbiamo poi incontrato diverse persone che facevano il percorso inverso al nostro ed erano sopravvissute senza traumi a quel viaggio all’apparenza così terribile: ci siamo allora decisi anche noi e, direttamente dall’ostello dove alloggiavamo ad Hanoi, abbiamo comprato per 30 dollari l’uno due biglietti per Vientiane.
Andiamo in Laos!
Il viaggio parte dall’ostello: un ragazzo ci accompagna in una stradina a due passi dove ci viene detto di aspettare un furgoncino che ci porterà alla stazione. Dopo quasi un’ora (iniziavamo a temere di essere stati lasciati a piedi) ecco arrivare il furgoncino: talmente pieno che c’è gente seduta sul corridoio in mezzo ai sedili. Io faccio metà strada in piedi e l’altra metà praticamente in braccio a una coppia di ragazzi cileni, che da quel momento condivideranno con noi questa avventura ed alcune parti del nostro viaggio, diventando per noi i nostri “hermanini”. Alla stazione saliamo sul bus. Più precisamente è uno sleeping bus: al posto dei sedili ci sono dei letti, o meglio delle piccole sdraio in similpelle, disposte su due piani. Sul fondo fanno salire gli stranieri, mentre i locali vengono fatti accomodare nei posti più vicini all’ingresso, alcuni anche sdraiati sul corridoio. L’autista è piuttosto scortese, ma dopo aver assegnato i posti si allontana.
L’odore di piedi è pungente e diffuso, perché appena si sale bisogna togliersi le scarpe e metterle in un sacchettino di plastica blu. La pulizia non sembra essere il massimo, ma il mio sacco a pelo mi toglie questa preoccupazione. C’è un momento di panico quando una ragazza sdraiata sotto di noi urla di aver visto una blatta passarle accanto nel corridoio: abbiamo fatto bene a scegliere il piano rialzato!
L’altro problema è la mancanza di spazio, in larghezza (abbiamo gli zainetti con qualche spuntino e le cose di valore con noi), ma soprattutto in lunghezza: ho dalle ginocchia in giù sotto lo schienale del passeggero davanti e anche così non riesco a stendere del tutto le gambe.
Tutto sommato però si sta bene, c’è una bella atmosfera e la compagnia è divertente e variegata. Alla mia sinistra c’è Giulia che come al solito guarda trasognata fuori dal finestrino, alla mia destra un ragazzo austriaco che studia fisica teorica sull’e-reader, troppo anche per me.. davanti a me altri ragazzi austriaci, sull’altro lato un fratello e una sorella ucraini che vivono in Laos dove fanno gli istruttori di nuoto (ogni tanto tentavano di parlare lao con l’autista, in apparenza facendosi capire). Dietro, in ultima fila, i nostri amici cileni e altri ragazzi americani. La toilette è poco più indietro e, sfortunatamente, mi capiterà di utilizzarla durante il viaggio…extreme!
Appena partiamo da Hanoi (intorno alle 7 di sera) si spengono le luci e vengono accesi dei neon colorati. Parte un video di karaoke vietnamita con musica a tutto volume: sembra quasi di stare in discoteca! La musica è andata avanti per ore, finché qualcuno non ha avuto la buona idea di dire all’autista di spegnere la radio. Mi raccomando: portatevi i tappi per le orecchie e/o ricordatevi di ricaricare a lungo le batterie del vostro lettore mp3: la musica vietnamita può risultare davvero fastidiosa per le nostre orecchie occidentali (in particolare dopo mezzanotte o come sveglia all’alba).
Il viaggio prosegue con un paio di soste in degli “autogrill” vietnamiti, baracche dove servono riso bianco e poco più, come servizi un campo dietro a un muro. Faccio fatica a prender sonno, ma alla fine riesco ad addormentarmi e senza che me ne accorga ci svegliamo alle 7 del mattino con il bus fermo: siamo arrivati al confine tra Vietnam e Laos.
Appena scesi ci viene timbrato il passaporto per certificare l’uscita dal Vietnam e ci troviamo a percorrere a piedi la strada di un km che conduce alla frontiera laotiana: siamo a circa 1500 m sul livello del mare e fa quasi freddo, sensazione che non provavamo da tempo. Arriviamo all’ufficio dove rilasciano il visto, che per noi italiani costa 35 dollari e per alcune altre nazioni qualcosa in più (assicuratevi di avere i dollari, possibilmente contati).
Siamo in Laos! Dopo circa un’ora riprendiamo il viaggio. Sonnecchio ancora qualche ora e intorno alle 11 e 30 ci fermiamo a pranzare. Qui gli “autogrill” sono ancora più spartani e il nostro pranzo sarà a base di riso e strane verdure piccanti con una frittata.
Il tragitto prosegue tra valli verdi e lussureggianti e intorno alle 4 eccoci arrivare a Vientiane.
Personalmente ritengo sia stata una bella esperienza, che tornando indietro rifarei sicuramente e che consiglio vivamente se non si è particolarmente schizzinosi e se si ha sufficiente tempo a disposizione. Certo, bisogna avere un po’ di spirito di adattamento: ma il lungo viaggio in sleeping bus permette di vedere i magnifici paesaggi dell’entroterra laotiano, oltre che, come accaduto a noi, di fare nuove conoscenze e amicizie. Infine c’è il vantaggio economico, particolarmente importante se si sta viaggiando per un lungo periodo e con un budget limitato.
Arriverete forse a destinazione un po’ indolenziti, ma ne sarà valsa la pena!
Una bellissima esperienza!! E’ proprio vero che la destinazione è solo parte del viaggio….leggendo mi sono sentito con voi appollaiato in uno di quei sedili e per un attimo ho provato quella magica atmosfera dal sapore avventuroso che tanto mi piace.
cavoli che bel viaggetto! 🙂 dalle vostre parole direi che ne è valsa decisamente la pena 🙂
http://www.raccontidiviaggioenonsolo.com/
Prossimamente io e il mio compagno faremo Vietnam del nord e Laos.
Mi è stata molto utile la tua esperienza e penso che sceglieremo anche noi lo sleeping bus.
Una domanda….. ma, alla fine, quante ore avete impiegato da Hanoi a Vientiane?
Sarà sicuramente un viaggio che non vi dimenticherete! (in senso positivo!)
Siamo saliti sul bus ad Hanoi intorno alle 19:00 e siamo arrivati a Vientiane intorno alle 16:00 del giorno dopo…
Sono curioso di sapere come andrà il vostro viaggio!! Fatemi sapere!!
Ciao Angelo e Giulia!
Bellissima esperienza, io e il mio ragazzo vorremmo fare la stessa cosa fra un mese ed entrare in Laos dal Nord Vietnam (appunto da Hanoi per Vientiane). L’unica cosa volevamo capire bene come fare per il visto per il Laos. Voi come avete fatto?
ps volevo inoltre chiedervi perche’ non rifareste la profilassi farmacologica per la malaria.
Grazie mille!