Immaginate di percorrere la strada lungo la costa che da Colombo vi porta a sud, lasciate il traffico caotico ma ordinato di Colombo e guidate ammirando il verde lussureggiante delle piante tropicali, il blu del cielo che si fonde con il mare e l’impetuosità dell’Oceano Indiano. Tranquilli paesini e villaggi di pescatori si susseguono uno dopo l’altro. Sulla strada momenti di vita quotidiana, bancarelle di pesce fresco, improbabili venditori di king coconut, e magari qualche processione religiosa.
Dopo qualche ora di guida, le auto e i tuk tuk inizieranno ad aumentare nuovamente, passerete davanti ad uno stadio di cricket molto grande – e famoso – e vi ritroverete ad un incrocio. Bene, siete arrivati a Galle.
Nell’aria c’è un lieve odore di umidità e di salsedine. Ma è un odore che sa di tempi antichi. La leggenda vuole che Galle sia quella Tarsis di cui parla la Bibbia, quella terra da cui le navi di Re Salomone portavano oro, argento, avorio, pavoni e scimmie. Si dice anche che al loro arrivo i portoghesi udirono un gallo cantare dalla sommità di una roccia e ribattezzarono quel luogo e quel porto appena conquistato “galo”. Altri invece sostengono che il nome derivi dalla parola cingalese “galo” che significa “rocce” e infatti, non a caso, la città di Galle è circondata da rocce e scogli.
Quale sia la versione più attendibile non lo so. So solo che Galle è una tappa fissa nei nostri viaggi in Sri Lanka semplicemente perché è cittadina unica nel suo genere.
La sua posizione la rende ideale per girare la costa meridionale dell’isola, visitare i templi, le spiagge e i villaggi di questa zona, raggiungere alcune delle riserve naturali e le piantagioni di tè situate in pianura. È qui che per diversi anni si è svolto il festival letterario che vede riunirsi nomi di autori famosi e meno conosciuti della letteratura contemporanea asiatica e non, il Galle Literary Festival.
Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, Galle è la quarta città più grande del paese dopo Colombo, Kandy e Jaffna. È la città coloniale per eccellenza, da qui sono passati mercanti arabi, malesi, cinesi e indiani; colonizzatori portoghesi, olandesi e inglesi. E ognuno di loro ha lasciato la propria impronta riconoscibile nel melting pot di culture che oggi vivono all’interno delle mura.
È infatti questa la parte più interessante e affascinante di Galle, la città antica racchiusa tra le mura e il mare. Galle Fort appunto. Costruito dai Portoghesi nel 1588, fortificato dagli Olandesi intorno alla metà del 1600 e nuovamente modificato leggermente dagli inglesi che ne presero possesso nel 1796, Galle Fort ha resistito a tutta una serie di eventi infausti accaduti nel corso degli anni e oggi è uno dei più importanti esempi di fortificazione coloniale del diciassettesimo secolo, nonché di urbanistica in stile europeo. Light House Street, Church Street e Pedlars Street sono le strade principali, il cuore del Fort. È qui che si affacciano abitazioni, negozi di gemme preziose, di alimentari, chiese e gallery cafè dal gusto retrò.
È quasi rilassante perdersi tra le viette, incontrare il venditore di thambili, sbirciare tra le finestre dei negozietti, fermarsi a guardare le donne che lavorano al tombolo creando merletti e incrociare il venditore di pannocchie. Qualcuno potrebbe anche fermarsi a conoscervi, a chiedervi da dove venite iniziando subito a raccontarvi aneddoti sulla città, sulle sue origini e proponendosi di farvi da guida.
Oggi, la maggior parte delle famiglie che vive all’interno del Fort affonda le proprie radici tra le mura del Fort, sono famiglie i cui antenati sono stati testimoni di quel crocevia di culture e di mercanti provenienti da ogni parte del mondo. Ogni stradina racconta qualcosa, ogni angolo riporta a tempi lontani e in una cittadella di così piccole dimensioni è incredibile come si possa trovare una chiesa Olandese, una chiesa Anglicana e una Moschea quasi a suggerire che vivere rispettando “l’altro” è ancora tutt’oggi possibile.
Dicono che una volta visitato Galle Fort rimane nel cuore tanto da non voler più andar via. E infatti c’è chi è tornato, chi si è fermato e ha messo radici. Solitamente sono europei che visitano una prima volta lo Sri Lanka, se ne innamorano –d’altro canto come si può rimanere indifferenti alla bellezza di questo paese? – e alla prima occasione vi si trasferiscono.
Passeggiando sulle mura del Fort potrebbe anche capitarvi di trovarvi sul “set fotografico” di un matrimonio e sentirvi catapultati ancora di più nell’atmosfera quasi familiare di questa città.
E se dopo la passeggiata avete voglia di rinfrescarvi, fermatevi da Pedlar’s Inn per un succo di lime delizioso, arredato in stile etnico è un locale molto originale che ogni anno aggiunge un tocco in più al suo design interno.
Se decidete di fermarvi fino al calar del sole non perdetevi l’atmosfera romantica di un tramonto sul mare e godetevi quel clima coloniale che ha il sapore e l’odore non di una storia ma di tanti momenti storici e di quel mix di culture che l’hanno resa e plasmata negli anni, fino a farla riconoscere – e non per nulla – sito patrimonio mondiale dell’umanità.
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