Villa Faraggiana: un gioiello di architettura sul Lago Maggiore

Ho potuto vedere questo capolavoro di architettura neoclassica in occasione delle Giornate di Primavera promosse dal Fondo Ambiente Italiano, lo scorso 23 marzo, quando circa 2400 visitatori hanno sfidato freddo e pioggia per vedere un gioiello spesso dimenticato del lago: Villa Faraggiana a Meina (NO).

Grazie ai ciceroni, studenti e volontari, e agli incontri organizzati dal FAI, è stato possibile apprezzare questo luogo oggi in decadenza e conoscere la storia della famiglia che ne ha voluto la realizzazione. In particolare molto interessante per comprendere la flora dell’immenso parco è stato il contributo di Tiziano Fratus, scrittore, giornalista, ma soprattutto “cercatore d’alberi”, come lui stesso ama definirsi.

Villa Faraggiana fu costruita tra il 1852 e il 1855 per volontà di Alessandro Faraggiana e della moglie Amalia De Bayer come casa di villeggiatura sul lago. La famiglia, di origine ligure, gestiva diverse attività imprenditoriali e commerciali, soprattutto nel settore agricolo e vantava ampie e importanti relazioni a livello sociale e politico. Con un po’ d’immaginazione è possibile vedere le carrozze di parenti e amici che, entrati dall’ingresso principale sul Sempione, venivano accolti da due aiuole simmetriche a forma di petalo allungato e percorrevano i viali laterali per giungere al cospetto della poderosa facciata pensata dall’architetto galliatese Antonio Busser e percorrere successivamente lo scalone d’onore.

villa faraggiana

A testimoniare la cultura dei proprietari, che tra l’altro conservavano nella villa libri preziosi e rari, furono commissionati sedici ritratti, realizzati in pietra dallo scultore Giosué Argenti, di personaggi che rappresentavano l’eccellenza artistica e letteraria dell’Italia nel corso dei secoli. Il legame tipicamente neoclassico con la cultura antica è visibile anche nell’iscrizione osservabile sul frontone triangolare, con il motto “Hoc erat in votis”, tratto dai Sermones di Orazio.  Al centro della facciata, in una posizione scenografica per la vista lago ampia e incantevole, una terrazza sostenuta da un portico di quattro colonne, che trova un corrispettivo simmetrico nella facciata posteriore, quella che dà sul parco.

Villa Faraggiana, Lago Maggiore - Giornate di Primavera FAI

Il figlio Raffaello coltivò la passione per gli animali e le piante esotiche: con l’arrivo di scimmie, orsi, antilopi, pappagalli e canguri, la villa meinese divenne una sorta di parco zoologico che una volta alla settimana si apriva per le visite di curiosi e appassionati. Inoltre numerosi giardinieri si occupavano della vegetazione varia e florida: tigli, faggi, ippocastani, liriodendri, magnolia grandiflora, cedri, sequoie, azalee. La moglie Caterina, vista la passione per l’equitazione, fece costruire la scuderia, oggi casa dei custodi, dove teneva ben trentatré cavalli. Grazie ai racconti dei ciceroni, camminando per i vialetti del parco si possono immaginare i cigni e i pellicani che abitavano i numerosi stagni e le fontane. Lungo i medesimi percorsi trovano posto i monumenti dedicati ad Amalia De Bayer e al figlio Raffaello, uno dei quali a firma dello scultore Pietro Canonica.

Villa Faraggiana, Lago Maggiore - Giornate di Primavera FAI

Durante la Seconda guerra mondiale l’edificio ospitò gli sfollati della Montedison di Milano, poi il comando alleato con i soldati sudafricani e infine i superstiti dei lager nazisti, uscendone in parte danneggiata. Nel 1949 Alessandro, il figlio maggiore di Raffaello e Caterina, decise di donare la proprietà alle Suore delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo di Bergamo, che vi tennero una residenza per anziani fino al 2005, quando la vendettero a una società immobiliare.

Villa Faraggiana, Lago Maggiore - Giornate di Primavera FAI

Oggi la villa, la cui superficie interna è di 3’000 metri quadrati,  è completamente svuotata dagli arredi e mostra tutti i segni del tempo e dell’umidità, anche se alcuni spazi meritano ancora una visita attenta, come il salone di rappresentanza con il “Trionfo delle arti”, affresco attribuito a Mosè Turri, o la “stanza delle quattro stagioni”, così chiamata perché negli angoli del soffitto, entro finte cornici dorate, si riconoscono quattro ritratti di Caterina Ferrandi in altrettanti periodi della sua vita. Vi è inoltre un locale pavimentato a parquet, la cui volta è dipinta con un blu intenso con decorazioni a losanghe in oro zecchino. Poco invece resta della cappella, dove nel 1874 si celebrò il matrimonio tra Raffaello e Caterina, sulla quale si affaccia una sorta di loggiato da cui che i proprietari assistevano alle funzioni.

Villa Faraggiana, Lago Maggiore - Giornate di Primavera FAI

Purtroppo, al di là delle Giornate di Primavera, per il momento non è possibile visitare internamente la villa né passeggiare per il parco, ma se vi capita di passare per il Sempione buttate un occhio a questa maestosa costruzione e immaginate quanta vita è scorsa qui. Tra l’altro Villa Faraggiana è in vendita, non è esattamente l’investimento alla portata di tutti, ma chissà…

 

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Insegnante di mestiere, giornalista, lettrice e viaggiatrice per passione. Ama il sole, il buon vino, il cibo cucinato con amore, i libri quelli che “ne leggi solo una pagina altrimenti finiscono subito”, gli animali, in particolare il suo Olly. E' curiosa di tutto ciò che è nuova tecnologia e innovazione e di ogni realtà che sia evocativa di un mondo che non c’è. In perenne e precario equilibrio tra passato e futuro. Jeeper e harleysta per amore.

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