‘Benvenuto nella favela Rocinha, la più grande d’America
Le favelas sono le baraccopoli delle periferie delle metropoli brasiliane.
A Rio sorgono sulle colline che punteggiano la città, a pochi metri dalle case dei ricchi e dalle spiagge delle cartoline.
Marco ha un’aria beat ed il tono pacato.Capace di metterti a tuo agio più dei quattro M16 della policia militar all’angolo.
Non è necessario confessargli che sono arrivato da mezz’ora e ho già fatto un giro dell’isolato e mangiato un ghiacciolo alle arachidi.
Il turismo di favela funziona da vari anni a Rio de Janeiro. Principalmente diretto a gringos spaventati che la favela l’hanno solo vista solo al cinema. Il ‘processo di pacificazione’ è iniziato nel 2008 in vista del mondiale di calcio di quest’anno e delle Olimpiadi di Rio del 2016 con lo scopo di riconquistare questi terreni in mano ai narcotrafficanti e provare a regolarizzare la vita qui.
I teschi del BOPE, la famigerata unità di elite, hanno ripreso la Rocinha nel 2011 e la UPP, l’unità di pacificazione della polizia, mantiene l’ordine qui.
Da allora si può persino scendere dai pick-up blindati dei tour organizzati e vedere gli animali da vicino. Quella con Marco è più una camminata tra amici e per cambiare siamo i più alti e pallidi del campo visivo. Lui dà il cinque ai ragazzini e saluta le signore col nome e mi fa sentire a casa. Marco è un volontario de ‘Il sorriso dei miei bimbi‘ un’organizzazione che opera dal 2002 a Rocinha sotto la guida di Barbara Olivi.
La Onlus promuove quattro programmi di educazione ed integrazione sociale in ambienti attrezzati e sicuri:
- istruzione primaria per bambini da due a sei anni;
- il progetto giovani per ragazzi a rischio;
- un progetto di alfabetizzazione per persone di tutte le età;
- programma di assistenza famigliare per nuclei in condizioni di abbandono sociale.
‘Il sorriso dei miei bimbi’ si rivolge all’intero spettro di abitanti della favela, in cui l’aspettativa di vita è di soli 52 anni e malattie come la leptospirosi sono ancora diffuse a causa delle scarse condizioni igieniche.
Estrada da Gavea è la dorsale della Rocinha. Si arrampica tra i tornanti costeggiata di minuscoli negozi con le insegne verniciate. Il traffico è frenetico fino alla cima da cui si vedono la laguna e la spiaggia di Ipanema.
Discendiamo le stradine che si estendono in tutte le direzioni. La luce spesso non arriva nel labirinto di scalini e tubi di scarico. Bisogna evitare i cavi elettrici scoperti e dribblare gli escrementi di cani e topi. Ogni tanto la vista si apre sul terrazzo di qualche fortunato e ti permette di respirare. Apri gli occhi e davvero nella favela si vive gomito a gomito ma con la vista migliore. Gli alberi in bilico sulle dorsali finiscono a picco sul mare mentre l’acqua della baia spruzza le rocce nere.
Non esistono scarichi, le fogne sono a cielo aperto. Ogni abitante è costruttore e idraulico ed elettricista della propria casa. Generalmente una sola stanza intorno ai quaranta metri quadrati per tutta la famiglia. Qualcuno riesce a migliorare la sua condizione economica ma poche persone abbandonano la rocinha. I primi abitanti vivevano di sussistenza dei prodotti dei loro orticello, rocinha appunto, da cui il nome.
Le cose sono migliorate nelle favelas pacificate. L’ordine è sempre stato un obiettivo dei clan che gestivano il traffico di droga. Meno crimini uguale meno sbirri a curiosare qui.
Oggi la polizia mantiene la legge. La gente non gira più armata ed hanno estirpato le bocche di fumo, i banchetti in cui ‘erba-coca-e-crack’ venivano venduti al dettaglio.
I film hanno la tendenza a demonizzare la favela come cuore pulsante del narcotraffico o al contrario romanticizzandola all’eccesso. La realtà si trova come sempre da qualche parte nel mezzo.
I carioca, gli abitanti di Rio, non capiscono come con tutte le bellezze della città meravigliosa si finisca qui.
Ma in genere sono gli stessi locali che non si fidano a prendere i mezzi pubblici per paura di assalti.
Secondo il censimento del 2010 ben 100.000 persone vivono nella Rocinha, ma il numero è più vicino al doppio. Si stima che undici milioni di persone, pari al 6% della popolazione, vivano nelle favelas brasiliane.
Per cercare di capire la realtà di questo paese è necessario passare di qui.
L’ultimo ambizioso progetto di Marco è il ‘Garage de las letras‘, il primo caffè letterario della favela in cui i giovani possono imparare i rudimenti delle professioni del campo dell’ospitalità, ad oggi una delle migliori carte nelle loro mani qui a Rio.
Alcuni surfano le onde di São Conrado anche se il sogno rimane quello del futbol. Incrocio Artur, un ragazzo scalzo ma che custodisce i suoi scarpini in grembo e mi ricorda di quando io ci andavo a letto, con le mie Jordan nuove. Gli adolescenti fantasticano tutti allo stesso modo anche se da questa parte del mondo le mura sono di mattoni a vista, la puzza a volte è insopportabile e ti chiedi come facciano a sognare qui.
‘Il sorriso dei miei bimbi‘ ha un compito fondamentale, ancora più importante di provvedere all’istruzione di questi umani ai margini. Qui si insegna a stare al mondo, la prima importante lezione di questa scuola della vita è che esiste una realtà al di fuori della Rocinha, che è possibile uscire.
La seconda che non si buttano i rifiuti per terra e tante altre che diamo per scontate dai nostri salotti ma che nessuno si è mai preoccupato di spiegare da queste parti.
Gli abitanti di Rocinha si lamentano che con l’avvento delle UPP il crimine sia aumentato. Ora che non esistono più le maniere forti dei narcotrafficanti i banditi rimangono spesso impuniti.
Il delicato lavoro della UPP è quello di proteggere la popolazione ed integrarsi con la stessa per migliorarne le condizioni globali. Un processo lungo che vedrà come protagonista la prossima generazione di Rocinha.
Grazie a Dio, come dicono sempre qui, non le toccherà crescere con droga e violenza davanti agli occhi.
Prendo posto sul van che mi riporta alla patinata e prevedibile realtà di Ipanema.
Scorro le foto di oggi.
Rivedo i denti bianchi dei bambini.
Ricordo il sorriso degli anziani al mercato, delle ragazze fuori dall’estetista e per finire quello di Marco mentre mi saluta con la manina dalla passerella di Neymeier.
Unico sfondo l’arcobaleno dei muri della Rocinha.
Guardo il mare fuori dal finestrino.
Viaggio con la mente dove solo certi paesaggi carioca ti possono spingere.
Rio è in grado di bloccarti, quasi sempre in uno dei suoi punti rialzati, e farti chiedere se davvero è la città più bella del mondo.
Pensi che nella favela potresti viverci, che il wifi funziona bene e l’affitto costa poco.
Mi materializzo nel garage letterario, scaldando latte intero per una folla variegata di favelados, incantati dalla magica arte del cappuccino.
Il display della mia macchina fotografica si spegne riportandomi sul sedile del mio pullmino.
Lo schermo nero riflette il mio sorriso.
Non sarà l’ultimo della giornata a Rocinha.
Info:
‘Il sorriso dei miei bimbi‘ non appartiene a nessun movimento politico nè religioso e sventola la bandiera del bene.
Organizza tour a piedi nella Rocinha come quello a cui ho preso parte in cambio di un piccolo contributo.
Una parte destinata alla Onlus e l’altra, altrettanto importante, al sostentamento dei ragazzi che lavorano qui.
Il mondo è abbastanza incasinato da darci l’imbarazzo della scelta ma se volete dare una mano è possibile destinare il 5xmille e sapere che il vostro contributo andrà ben speso. Per i dettagli su come dare il vostro aiuto o semplicemente per saperne di più sui progetti di questa onlus potete visitare il sito IlSorrisodeiMieiBimbi.org e curiosare tra le pagine del blog di Marco Loiodice Finestrasullafavela.
Insights:
Breve storia della favela:
Favela è il nome di una pianta grassa che cresce nell’interiore dello stato di Bahia. Per associazione morro da favela era una collina nel nordest in cui viveva la comunità libera di Canudos, guidata dal predicatore Antonio Conselheiro. La corona portoghese, sentendosi minacciata da questa pacifica città, riuscì nel 1896 ad estirpare Canudos con una delle azioni più sanguinose della storia del paese. Al ritorno a Rio i vittoriosi veterani di guerra furono costretti ad emigrare ai margini della città, sulle colline che circondano Rio cui venne affibiato il nome di favela. Molti altri disperati, provenienti dalle zone del nordest, emigrarono a Rio per lavorare nei grandi progetti di costruzione e di infrastrutture durante gli anni 70 e finirono per costruire le proprie case vicino al loro posto di lavoro.
Il termine favela è da allora riferito agli insediamenti di persone ai margini.
Non perdetevi:
l le feste alla favela Vidigal e rimanete per vedere l’alba migliore della vostra vita.
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