C’è una regione, al di là delle Alpi, che porta i segni della storia. Questa regione è la Provenza, una terra dove tutti, dai romani a Russel Crowne in “Un’ottima annata” finiscono per innamorarsi perdutamente. Erano anni che volevamo visitarla e la fioritura della lavanda ci ha dato finalmente la scusante giusta: partiamo per un weekend lungo con base a Manosque, vicino all’altopiano di Valensole (la capitale della Lavanda) ma logisticamente ben servito da autostrada e statali che si avventurano nelle vallate della Vaclause e Luberon.
Il primo giorno partiamo alla volta del Luberon, una zona incantevole molto spesso snobbata dai grandi circuiti provenzali ma a mio avviso con peccato perché rappresenta la quintessenza dello stile; visitiamo Apt, con il suo mercato dei fiori e risalendo arriviamo a Bonnieux, borgo salito agli onori della ribalta per aver ospitato le riprese hollywoodiane: i paesaggi sono mozzafiato così come il paese, bello, tranquillo, un posto dove il tempo è sospeso e dove le donne passeggiano davvero con la baguette sotto il braccio e tutto sembra scorrere così dolcemente solo per essere guardato.
Di fronte, uno dopo l’altro si stagliano altri borghi da romanzo, come Lacoste (dove abita Pierre Cardin), Lourmarin e Saignon, la cui strada da Bonnieux è sì tortuosa all’ennesima potenza ma regala scorci magnifici d’incontri tra campi di lavanda e di girasoli (Plateau de Caparédes).
L’indomani, di buon mattino, partiamo invece alla volta di Avignone, terra di sacro (palazzo dei Papi) e profano (festival del teatro): l’atmosfera è di quelle elettrizzanti, percorriamo il palazzo visitandolo congiuntamente al ponte di Saint Benezet – da cui la famosa canzone sur le pont di Avignon – guidati da una perfetta audioguida piena di commenti, aneddoti, semplice e mai noiosa.
Ripartiamo alla volta dell’interno del département della Vaclause, terra ricca di storia romana ai confini con il Grand Luberon ai piedi del Mont Ventoux, amore e odio degli amanti della letteratura classica. Non stento a credere che il Petrarca abbia trovato l’amore ideale qui: ovunque si respira pace, tranquillità, rilassatezza. Non riesco a pensare a cosa possa far alzare di cattivo umore gli abitanti di Gordes, un villaggio pazzesco a strapiombo su un burrone (la cui piazza è quella usata per le riprese del film), immutato come sospeso, come un respiro trattenuto.. la vista spazia sulla valle, un paesaggio che sembra un presepio pieno di case costruite nella roccia e che oggi sono relais di lusso. Ma Gordes non finisce di stupire: dietro la collina che lo cinge, in una valle dove non si potrebbe pensare ad altro che allo scorrere di un fiume, ecco l’Abbaye di Sénanque, che insieme a quella gemella di Silvacane rappresentano le più importanti testimonianze cristiane della zona.
Davanti a Sénanque immensi campi di lavanda profumano l’ambiente e donano fascino ad un luogo che ne ha già da vendere: solo per poche settimane all’anno è possibile vederla in questa veste ed è fondamentale indovinare il periodo che varia da zona a zona ma che generalmente è compreso tra la metà di giugno e la metà di luglio periodo durante il quale l’altopiano di Valensole (nel dipartimento Alpi Marittime, ad est del Luberon) raggiunge la maestosità per cui meritatamente è famoso.
Dimenticatevi paesaggi “terresti”: qui la terra non è verde o bruna ma lilla e viola, a seconda delle declinazioni e della fioritura di lavanda e lavandin. I paesaggi diventano a non finire ed anche un principiante della fotografia riuscirà senz’altro ad immortale un paesaggio degno di qualsiasi quadro di Cézanne, che su queste terre posava e i suoi occhi e che trasformava in capolavori dipinti.
Ci avventuriamo all’azienda agricola Angelvin, sulla strada per Valensole, che da tre generazioni coltiva e lavora la lavanda, trasformandola in oli essenziali, saponi, addirittura in miele: il complesso lavoro e l’impegno nella coltivazione ci fanno apprezzare ancora di più questo fiore, così finemente curato e per così poco tempo fiorito.
Ma la Provenza è terra ricca, ed abbonda anche di un’altra particolarità, l’ocra. Esistono cave, ma ancor prima si nota questa ricchezza dai basamenti del terreno, dalle radici di questa terra che letteralmente affondano nell’intenso colore che nel borgo di Roussilon e nei suoi sentieri circostanti ha il suo apice, così come il turista di fronte ai colori del tramonto che si stagliano nell’ocra delle case del borgo: il giallo è quasi accecante, il colore ed il calore della vita inebriante.
Lasciamo questa meraviglia di terra passando per la città che ne è simbolo almeno nell’immaginario topografico, Aix en Provence: città bella, raffinata, di gusto, schiva inizialmente ma sorniona nell’aprirsi e mostrarsi al turista.
Forse è vero, non saremo andati dall’altra parte del mondo, non avremo incredibili avventure di viaggio da raccontare o paesi esotici con il quale attirare l’attenzione, ma siamo andati in un luogo che ci fa proprio dire: grazie Dio per aver fatto il mondo così bello!
Info utili
Per il soggiorno scegliamo l’ibis Budget, qualità standard della catena Ibis con il vantaggio del prezzo… come appoggio solo per dormire assolutamente pratico, comodo e accessibile.
Per altre informazioni potete consultare il sito del Turismo della Francia Rendezvousenfrance.com
Onestamente parlando non sono un amante della cultura nè tantomeno della lingua francese, mi stanno un tantino indigesti, quindi magari questo commento non sarà dei migliori, ma tutto quel viola e l’idea dei girasoli attirerebbero l’attenzione di chiunque.
Probabilmente non sarà una mia futura meta, anche perchè di eccezionali borghi simili ce ne sono anche in Italia, ma i consigli dell’autore fanno riflettere se si cerca tranquillità e se mi ci trovassi di passaggio di certo non posso dire che questo articolo non mi ha messo la giusta curiosità.