Adoro Macugnaga per diversi motivi: oltre alla comodità di avere un paese di montagna a un’ora da casa, è una località splendida per trascorrere una vacanza sia d’estate, quando si possono fare camminate di tutti i livelli di difficoltà, sia d’inverno, quando si possono praticare tutti gli sport e riscaldarsi con una cioccolata all’imbrunire. In ogni caso una gita in questo luogo incantevole del Piemonte non mancherà di regalare momenti di relax e cornici dai colori indimenticabili.
Arrivare in Valle Anzasca, e precisamente a Macugnaga, significa trovarsi ai piedi della parete orientale del Monte Rosa, a 1327 m s.l.m., e poter godere dei riflessi rosati che il massiccio è in grado di regalare in alcuni momenti della giornata.
Pur essendo composta da numerose frazioni, il cuore è rappresentato da Staffa, dove si trova la piazza del Municipio, un teatro che adoro perché rispecchia perfettamente la mia idea di località turistica: il baretto dove far colazione, il giornalaio, la panchina su cui leggere, il macellaio di fiducia, il bar giusto per l’aperitivo… Un microcosmo che aiuta a sospendere la routine immergendosi in un’altra dimensione.
Una delle attività più rilassanti è passeggiare tra le viette fino ad imbattersi nell’antico Dorf, il primo nucleo abitativo dei Walser, dove è possibile vedere il caratteristico forno del pane. Proprio i Walser sono all’origine di questa località: popolo di origine alemanna proveniente dal Vallese alla ricerca di terre da coltivare, nel XIII sec. occuparono questa zona, iniziando la colonizzazione del Monte Rosa (altre tracce importanti della cultura walser si trovano ad Alagna, in Valsesia).
L’architettura di molte baite di Macugnaga, fatte di tronchi di larice incastrati, racconta la storia dei Walser, portatori di una cultura e di una lingua (il Titsch) uniche e purtroppo a rischio di estinzione. Anni fa mi capitò di partecipare ad alcune lezioni di Titsch tenute da un collega appassionato dell’argomento (addirittura curava una sorta di wikipedia in Titsch sulla cultura walser!) e di apprezzare la forte volontà di mantenere vivi i simboli di questa cultura millenaria. Nel villaggio i Walser vivevano come una comunità e in ogni abitazione si trovava la stalla, una cucina con la canna fumaria, le stanze da letto, il granaio e lo spicher, cioè lo stanzino per la conservazione dei viveri.
Leggere all’ombra dell’antico tiglio plurisecolare -dalla circonferenza di 7 metri!-, che la leggenda racconta essere stato portato da una donna all’epoca della fondazione della comunità di Macugnaga, è un’attività irrinunciabile nelle giornate primaverili; in passato qui si svolgevano riunioni giudiziarie e amministrative d’interesse comunitario.
A pochi passi c’è la Chiesa Vecchia, risalente al XII secolo, con l’annesso cimitero dedicato agli alpinisti. Per gli appassionati è possibile visitare il Museo della Montagna e dell’Alpinismo con antiche testimonianze di Macugnaga millenaria e quello del Contrabbando alpino (ma io non li ho mai visti).
Un’altra gita da fare è alla frazione Borca, dove si trova il Museo della Miniera d’oro della Guja, la prima miniera delle Alpi (e dell’Italia in generale) aperta ai visitatori. Lungo un percorso completamente illuminato di 1,5 km, è possibile rivivere la storia di un mestiere faticoso e conoscere le tecniche e i metodi di estrazione dell’oro. Ancora a Borca è consigliabile visitare il Museo Casa Walser, in un’antica baita del ‘500, dove si possono approfondire le antiche tradizioni, gli usi e i costumi del popolo walser.
In estate non si può non fare un’escursione a Quarazza, dove si trova l’incantevole Lago della Fate con le sue caratteristiche acque verdi. Un tempo questa piccola frazione si estendeva lungo una superficie molto più estesa, ma, dopo essere stata sommersa dalle acque, fu costruita una diga che sbarra il corso del torrente Quarazza.
A circa venti minuti di cammino dal Lago delle Fate sorge Crocette, detta anche “città morta”, antico insediamento dei minatori che lavoravano nelle vicine miniere.
La frazione più a nord sulla strada statale è Pecetto, dove vi è il grande parcheggio degli impianti sciistici e la partenza per molte passeggiate estive (ma anche con le ciaspole), ad esempio al Belvedere o al Rifugio Zamboni. Gli itinerari possibili sono molti! Vi consiglio di sceglierne uno sul sito del Comune di Macugnaga.
In inverno, per gli amanti dello sci, invece, ecco i consigli dell’amico Bobo che conosce Macugnaga molto meglio di me.
Meccia è la pista più lunga di Macugnaga, riservata a pochi fortunati sciatori, visto che difficilmente la si trova innevata e battuta. La pista si snoda su 7,5 km, con un dislivello di circa 1200 m, partendo dal punto sciabile più alto del comprensorio del Moro, a quota 2900 m. I cambi di pendenza e di paesaggio ne fanno una discesa unica, con la prima parte caratterizzata da stretti passaggi fra le rocce e la parte finale con la comparsa dei pini che accompagnano fino all’arrivo all’Alpe Bill.
Roccette, invece, è probabilmente la più impegnativa, una nera per sciatori esperti che emoziona per i panorami mozzafiato della spettacolare parete est del Monte Rosa. Dall’arrivo della funivia al monte Moro si arriva direttamente alla partenza della seggiovia Ruppestein. Anche in questo caso lo sciatore dev’essere paziente: il pericolo valanghe non permette di avere questa pista perennemente disponibile (ma, in barba ai divieti, qualche temerario che si lancia in avventurosi fuoripista lo si trova sempre).
Belvedere è una pista rossa di carattere, che ha visto il suo tracciato modificarsi negli ultimi anni a causa dell’avanzata verso valle della lingua terminale dell’omonimo ghiacciaio, un fenomeno unico e non riscontrabile in altre località alpine, tanto da diventare un caso di studio per gli esperti. La discesa, insieme alla pista alternativa Ruonograbe, si compone di più varianti che, incrociandosi, permettono più alternative di discesa, sempre prendendo la seggiovia Burky-Belvedere.
Dove mangiare:
Dopo una giornata sulle nevi non può mancare una ricca polenta concia con il formaggio degli alpeggi o una gustosa pasta “alla macugnaghese” con patate, cipolle, pancetta e formaggio ossolano. A me piace mangiare all’Agriturismo Alpe Burky, in un bell’ambiente caldo e rustico. Ma tanti altri se ne trovano sul sito Agriturismoinalpeggio.org nella sezione del Piemonte.
Per un aperitivo in paese (ma si può anche mangiare) scelgo Flizzi, in piazza del Municipio a Staffa; per un drink dopo cena non si può non fare un salto al Mignon sulla strada per Pecetto, molto gettonato da locali e turisti.
Dove dormire:
Per dormire consiglio la Casa Alpina De Filippi, dove venivo da ragazzina, con tanto di sala giochi e spazio comune per famiglie, a Pecetto, vicino agli impianti. Di recente costruzione è il Dream Hotel, sulla strada che da Staffa va a Pecetto, che ha il plus di avere una piccola spa all’ultimo piano.
Ringrazio di cuore Alberto Corneo per le fotografie e l’ospitalità.