Manila è una città caotica, trafficata, folle, estremamente asiatica. Ha i suoi angoli di pace, ma principalmente un enorme confusione divisa per quartieri. Eppure.
Devo ammettere che ha il suo grandi fascino, o forse io riesco a farmi sempre incantare da tutto ciò che profuma di Asia.
I filippini sorridono e quando ti salutano fanno un gesto, semplice e delicato come un sorriso: si mettono una mano sul cuore e ti fanno capire che la loro accoglienza è sincera, che viene da lì, dal cuore.
E già questo mi ha conquistata.
E per me questo è stato il primo passo verso un mondo dai colori asiatici e dai cibi con i nomi spagnoli. Un mondo che bisogna essere pronti ad accogliere.
Siamo stati accompagnati in giro per la città da una guida local, che parlava italiano. O meglio, parlava romano! Faceva effettivamente ridere che dalla bocca di un ragazzo dai tratti assolutamente filippini uscissero parole in slang di Ariccia. Forse è anche per questo motivo Manila è stata così divertente e curiosa, senza il limite della lingua tutto ti sembra più facile.
Ecco quindi un elenco di informazioni curiose che difficilmente troverete nella guida e che vi faranno venire voglia di scoprire la capitale delle Filippine.
A Manila ci si muove con le Jeepny, jeep originariamente lasciate dai militari americani dopo la seconda guerra mondiale che ad oggi è il mezzo più usato dai filippini e dai viaggiatori più sgamati. Sulle fiancate di questi coloratissimi furgoncini in teoria si puo’ scoprire qual è il percorso e la destinazione finale. Ma non in tutte, e solo a Makati si trovano le fermate già definite, altrimenti devi farle fermare per strada.
E quando sali come fai a farla fermare? Un bel colpo sul tettuccio e via, l’autista sa che deve fare uno stop. E’ decisamente un’avventura, ma il costo è bassissimo che si può pensare di farci anche solo un giro per curiosità e poi, prendere un regolare taxi. Il costo è di 7.50 pesos ogni 4km e si aggiunge mezzo peso ogni chilometro aggiuntivo, e si sta strettini visto che salgono fino a 26 persone. Ma l’esperienza local penso sia impagabile.
Sempre in tema di mezzi di trasporto mi ha fatto sorridere che il treno, praticamente, non esiste! L’unica tratta coperta è Manila – Bicol e la durata del viaggio è tale e quale a quella del bus (circa 12 ore).In quanto a treni scarseggia anche la metropolitana, visto che esiste solo a Metro Manila.
Quindi meglio la rete di bus, che è lenta ma ben spalmata sul territorio, e per muoversi in città il taxi: il tassametro parte da 40 pesos per il primo chilometro a cui si aggiungono 3,5 p per ogni 300 metri di corsa (o 2 minuti di attesa)… Quindi se si dovesse muovere più veloce di così, chiedete di fermarvi! Altrimenti incastratevi su un tricycle, che sia a motore o a pedali, è sicuramente è una divertente avventura!
La capacità filippina di tenersi tutto a mente (chi si ricorderebbe quanta strada ha fatto uno dei 26 seduti dietro a te?) diventa miracolo in una determinata situazione: i combattimenti tra galli, una tradizione radicata da esse considerato quasi sport nazionale, anche se agli occhi stranieri può sembrare solo una barbaria.
Il nome esatto è “Sabong” e sono legali (finchè organizzati nei gallodromi), ma a parte la crudeltà e lo spettacolo che può decisamente non piacere, la parte più affascinante in assoluto è guardare il lavoro di quello che viene chiamato il “Cristo”, perché prende le puntate di tutti, i soldi, se le ricorda a memoria e poi paga. Immaginatevi la scena: 80 persone che urlano qualcosa mettendoti chi 200 pesos chi 20 pesos in mano, e poi se ne va a vedere lo spettacolo, si sposta, va a prendersi una birra, segue il combattimento. E poi? Se vince la sua puntata va calcolata in base alle altre, chi ha scommesso contro, al numero dei partecipanti. E ovviamente tutti vogliono essere pagati subito. Non è incredibile?
Curioso aver scoperto che se vedete una bandiera italiana fuori dalle arene, vuol dire che è in corso un derby tra galli di paesi vicini… E quindi la temperatura sarà ancora più alta!
Se state cercando un posto dove guardare il tramonto più bello, lo troverete nella zona dell’ambasciata americana (1201 Roxas Boulevard, Ermita, Metro Manila), a Manila Bay.
Come in tutta l’Asia anche nelle Filippine c’è una passione sfrenata per i centri commerciali che non hanno davvero nulla a che invidiare a quelli di Bangkok o Tokyo: enormi strutture rinfrescate che ospitano praticamente qualsiasi negozio di qualsiasi marca. Uno dei più grandi e celebri è il Mall of Asia, che ha al suo interno anche una pista da hockey su ghiaccio!
Se dovete fare acquisti il mio consiglio è di prendere un taxi e farsi portare al Green Hills Shopping center, un enorme mercato di vestiti (e perle, ma attenzione che è difficile trovarle vere!), tecnologia (schermo del telefono rotto? In mezz’ora ti cambiano tutto!), borse, souvenir… E tutto quello che si riesce umanamente ad immaginare con prezzi decisamente bassi e trattabili.
Sarà curioso girare per i negozi e i supermercati e vedere quanti ragazzi ci lavorano: non stupitevi se alla cassa di un market troverete 5 persone per prendere la vostra spesa, passarla sul nastro, metterla nel sacchetto e prendere i soldi.
Con la lingua non avrete nessun problema se masticate un po’ di inglese: praticamente tutti i filippini parlano questa lingua, volete sapere perché? Nonostante la colonizzazione spagnola che ha lasciato tanto, nelle diverse isole si sono sviluppate 8 differenti lingue e 91 dialetti ufficiali. Le lingue sono radicalmente diverse, ma spesso con termini uguali con significati differenti: se ordini un piatto e ti arriva qualcosa di diverso puoi farti una risata, ma per le comunicazioni ufficiali era decisamente… problematico! Quindi si è adottato l’inglese come lingua franca per tutti, declinato nella capitale in “taglish”: inglese misto alla lingua di Manila, il tagalog.
Una grandiosa multiculturalità che si amalgama bene.
Multiculturale anche il cibo, con influenze dai paesi circostanti.
I filippini sono quasi sempre intenti a mangiare ed è nelle loro abitudini fare almeno 5 pasti al giorno (3 fuori e due in casa). La cucina è varia e i piatti principali sono l’adobo –stufato di carne marinata – , il pancit – noodles saltati in padella con verdure – e il lechon, il maialino da latte arrosto. Quindi tutto cibo buono, senza troppe stramberie. Purtroppo la fama alimentare filippina è dovuta ad un piatto decisamente stravagante e che fa storcere il naso a chiunque: il balùt. All’apparenza sembra solo un uovo sodo come un altro, ma in realtà questo uovo d’anatra… E’ già fecondato e sviluppato, il che tradotto significa che potreste mettere in bocca anche piume e “pezzi”decisamente riconoscibili. Loro lo usano come cibo rinvigorente, anche dopo le donazioni di sangue. Io non ho avuto modo di trovarlo, ma non so se sarei riuscita a mangiarlo, visto che già mi ci sono trovata davanti in Cambogia (questa stravaganza non è solo filippina), e sono rimasta decisamente paralizzata.
Un’eredità pesante lasciata dagli spagnoli è senza dubbio quella religiosa: nelle chiese alla domenica, viene celebrata una messa ogni ora – tranne in pausa pranzo – e per tutta la città di Manila sono disseminate chiese meravigliose.
Ma la storia che mi ha incuriosito di più è senza dubbio quella del Nazareno Nero, che ha sede nella chiesa nel distretto di Quiapo a cui è dedicato il venerdì come giorno di preghiera (comunemente chiamata “giornata Quiapo”), e una incredibile festa il 9 di gennaio, quando la statua viene portata fuori dalla chiesa e trasportata a piedi scalzi per la via della città. Un bagno di folla, a cui tutti i fedeli vogliono partecipare poiché attribuiscono a questa statua poteri miracolosi. L’attaccamento e la devozione alla figura del Nazareno Nero è, a quanto pare, dovuta al fatto che i filippini si identificano con la sofferenza e la passione che Cristo raffigura, e ad ogni offerta fatta nella sua Basilica di San Giovanni battista, battono le mani.
Stravagante la tradizione legata ai defunti: quando muore qualcuno lo tengono in casa anche 7/8 giorni, 3 giorni per ogni fratello, ma ci fa capire quanto loro abbiano una buona relazione con il mondo dell’aldilà: capita spesso di vedere campetti da calcio o da basket a ridosso dei cimiteri.
Nonostante molte zone della città siano trascurate, Manila ha anche zone modernissime e futuristiche, con grattacieli e prato all’inglese, e la direzione di sviluppo è sicuramente quella, vista per esempio la costruzione eco consapevole del meraviglioso Ocean Park, un’incredibile mondo sottomarino che si può attraversare a piedi, con infinite specie.
Queste sono solo alcune delle curiosità che sono riuscita a collezionare sulle calde strade di Manila, ricche di bancarelle, street food, il miglior mango mai assaggiato (davvero il migliore d’Asia): l’impatto è forte, ma bisogna lasciarsi trasportare, con dolcezza.
Manila è da scoprire, perché non ha lo stesso fascino esotico ed imponente di Bangkok o Tokyo, ha una bellezza discreta, una cultura che abbraccia tante culture, un mondo fuori dalle solite mete.
Le isole filippine sono meravigliose, ma per il cuore, bisogna partire da qui.
Grande Paola, come sempre…