Freeride in Canada: British Columbia #REVELSTOKED

Eccoci qui… siamo tornati! Vi racconterò com’è andato il nostro viaggio di 20 giorni in British Columbia, la patria del Freeride.

La preparazione è stata piuttosto lunga e laboriosa. Bisognava organizzare hotel, spostamenti, gatti delle nevi, elicotteri e quant’altro con largo anticipo, quindi i preparativi sono iniziati verso Settembre. Per fortuna il nostro amico Andrea era di base a Whistler da quasi un anno e aveva già esplorato in anticipo tutte le location che avremmo visitato durante il nostro viaggio, e cosa molto importante, aveva una macchina: la mitica Chevrolet Trailblazer 5.700 benzina che fa 2 kilometri con un litro ma con sedili e schienali riscaldati da paura, dove potevamo caricare tutti i nostri bagagli, sci compresi ovviamente.

Il viaggio è impegnativo: Venezia > Francoforte > Calgary > Kelowna, ma senza intoppi, tutti i bagagli sono arrivati a destinazione, sci compresi per fortuna! Andrea viene a prenderci in aeroporto a Kelowna e andiamo direttamente a Revelstoke, 2 ore e mezzo di viaggio circa. La nostra avventura ha inizio.

Ecco la mappa del nostro itinerario:

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I primi 2 giorni abbiamo sciato a Revelstoke: 7.000 abitanti, 20 ristoranti, 20 bar, 30 motel, 2 ovovie, 3 seggiovie, skipass di carta da legare alla giacca per la modica cifra di 98 dollari canadesi, e gli impianti chiudono alle 14:30. La cosa che colpisce di più è che lì sono tutti, ma dico tutti, freerider. C’è chi come noi arriva dall’altra parte del mondo, chi dagli vicini States, chi dalla distante costa est del Canada, ragazzi da tutto il mondo lì solo per una cosa: il famosissimo champagne powder!

Molti di questi ragazzi hanno scelto addirittura di viverci a Revelstoke, lavorando in bar, ristoranti e hotel, con la speranza di avere il giorno libero dopo una grande nevicata. Gli impianti aprono alle 9:00, ma le “cavallette” da freeride si mettono in fila alle 7:00 per essere i primi a scendere, e non sto scherzando; questo da una chiara idea della passione di questi ragazzi per questo mondo!

Noi abbiamo conosciuto Borja, un ragazzo spagnolo che faceva il fotografo ma è andato a vivere a Revelstoke per la sua passione per il freeride. Sul casco porta una scritta fatta con lo scotch: “terror verde“, una vera cavalletta che vive solo ed esclusivamente per il freeride. Gentilissimo ci ha portato a fare tutte le run più belle del comprensorio, anche quelle top secret ovviamente. Avere un ragazzo “del luogo” ad accompagnarvi può fare davvero la differenza.

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Il terzo giorno si parte alla volta di Nelson, 400 km più a sud, verso gli USA. Mentre guidate in British Columbia non potete non notare numerosi cartelli del tipo “hot springs”, “warm water”, “natural springs”, indicano le fonti termali d’acqua calda presenti sul territorio. Inutile dire che ormai è un business e ci sono molte strutture attrezzate e moderne lungo la strada che utilizzano queste sorgenti, ma cercando bene se ne possono trovare di naturali ed incontaminate, era lì che volevamo andare noi. Facendo delle ricerche in internet leggiamo di questa sorgente: “Leon hot springs“, ragionevolmente lungo la strada, nel senso che siamo dovuti salire il più possibile in macchina per poi continuare a piedi per una mezz’oretta. A dirvi la verità avevo perso le speranze ed ero piuttosto demoralizzato ma eccola lì … spettacolo… acqua bollente, una specie di tenda azzurra con una panchina per appoggiare i vestiti era l’unico elemento artificiale nel raggio di chilometri. Bellissimo.

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Arrivati a Nelson, molto carino ed accogliente, alloggiamo in un bel b&b di una signora decisamente hippie dove Andrea era già stato, ci sistema in cantina, ma almeno abbiamo la possibilità di fare un paio di lavatrici a spese sue!

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Il comprensorio di Nelson si chiama White Water. Anche qui i soliti 90 e passa dollari di skipass ma per fortuna Andrea si era informato prima e tramite pagine facebook e siti dedicati si riescono a comprare e/o barattare degli sconti, quindi spesso siamo riusciti a pagare 60/70 dollari.  Fortunatamente troviamo bella neve e delle giornate spettacolari, infatti la gente sugli impianti era tantissima ma si riusciva a sciare bene fuori pista.

Altra nota importante, le piste: cosa questa sconosciuta. Nessuno se ne interessa, nessuno le batte, molti ci sciano, nessuno si lamenta, in Europa non sarebbe concepibile. Intere famiglie a sciare su delle piste che sembrano le run delle famose “gobbe” freestyle olimpiche. Su 30 piste circa solo un paio sono battute, e non sto esagerando.

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Powder cats! Fra la seconda e la terza tappa inseriamo grandi sciate coi gatti delle nevi con una storica azienda: Valhalla, per chi non la conoscesse c’è un film omonimo, pietra miliare dei freerider.  Ci inseriscono in una compagnia di 8 svedesi molto simpatici ed affiatati che ci accolgono nel migliore dei modi: essendo alla fine di un’intera settimana coi gatti ci lasciano sempre aprire ogni run, non potevamo chiedere di meglio!

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Uno sciare molto particolare: si fanno circa 12/14 run al giorno, si passa molto tempo sul gatto, si fa moltissima strada, infatti queste compagnie hanno a disposizione comprensori immensi con delle vie pre-stabilite, si passa dalle run fra gli alberi a run in spazi piu ampi fino a dei mini canalini molto divertenti. Bellissima esperienza da fare per massimo 2/3 giorni.

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Terza tappa: Fernie. Comprensorio immenso, molto bello e curatissimo, peccato che l’unica seggiovia che saliva fino alla cima fosse chiusa per il troppo vento, quindi era impossibile accedere ai bowl più interessanti dedicati al freeride. In ogni caso ci divertiamo, giornatina easy sugli sci. Pomeriggio facciamo una bella passeggiata per il paese che brulica di negozi dedicati al freeride, qui puoi trovare davvero le cose piu stilose in commercio. Cena con hamburger da kilo e birrette a gogo.

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Si riparte, via verso Banff, si esce dal British Columbia e si entra in Alberta; eravamo pronti per il grande freddo essendo Banff il comune più alto di tutto il Canada con i suoi 1465 metri di altitudine, qui l’inverno è freddissimo, a parte quest’anno che ha deciso di fare il burlone: zero gradi, poca neve, caldo anomalo. Vabbè non si può avere tutto no?

Banff è sicuramente il paese più “strutturato” fra quelli visitati finora. Nonostante abbia anche lui circa 7000 abitanti si capisce subito che il turismo qui è importantissimo: negozi delle marche più importanti, discoteche, ristoranti, proprio come in una grande città, tanto che in Italia quest’inverno c’è il Banff film festival: 18 tappe in diverse città, in ognuna 2 ore di proiezioni incentrate su natura, montagna, imprese alpinistiche e sportive raccontate con immagini spettacolari.

Qui passiamo una notte soltanto, andando a dormire tardi ed alzandoci presto. Il b&b dove alloggiavamo ci ha servito una colazione pazzesca: muffin e pancakes con i mirtilli caldi fatti in casa dalla mitica padrona di casa, siamo stati talmente entusiasti che ce ne ha dati anche 4/5 “da asporto” che sono stati poi il nostro pranzo in seggiovia!

Da Banff ci si sono due opzioni per sciare: Lake Louise o Sunshine, noi scegliamo la prima. Il traffico è abbastanza intenso, pensate che qui arriva a sciare la gente da Calgary. Il complesso di Lake Louise è bellissimo e la giornata è perfetta, ha fatto una trentina di centimetri nella notte precedente; infatti i bowl per il freeride sono ancora chiusi la mattina presto, i patroller li stavano mettendo in sicurezza sganciando le bombe per la bonifica finchè verso le 10:30 finalmente aprono. Decidiamo di inoltrarci verso dei canalini che sembravano intatti, c’erano dei fuoripista segnati sulla mappa, ma noi decidiamo di andare oltre aprendo una via tutta nostra, la chiamiamo Thecrazyriders ovviamente! Bella esperienza!

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Finiamo la giornata con una bella birretta al sole e ci dirigiamo verso la vicina Golden per l’ultima tappa del nostro “anello”. Il complesso si chiama Kicking Horse (si, hanno dei nomi fichissimi per tutto, soprattutto le piste!), purtroppo la giornata non è delle migliori, fa molto freddo, c’è nebbia e la neve è pesante. Non disperiamo e decidiamo comunque di affrontare le famose run “terminator” 1-2-3. Facciamo solo le prime 2 quasi rimettendoci uno sci di Andrea, e decidiamo di stare tranquilli nei boschetti per il resto del giorno. La sera andiamo in un ristorante molto carino e assaggiamo il bisonte, ottimo! Siamo pronti per tornare a Revelstoke ed affrontare i prossimi 7 giorni, un po’ perplessi per la mancanza di neve e le condizioni meteo.

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Rientrati a Revelstoke le nostre perplessità diventano reali, anzi, dei veri e propri incubi: vista la poca neve e le condizioni meteo non favorevoli, nessuna, e dico nessuna, compagnia di heliski in tutto il British Columbia volava in quella settimana. Tutti i clienti sono stati rimandati a casa, e in ogni caso non sapevamo se valesse la pena spendere tanti soldi per una sciata magari mediocre. Ci siamo messi a tavolino e abbiamo valutato qualsiasi opzione: la compagnia “Last frontier Heliski” che essendo più a nord poteva avere condizioni migliori ci ha sconsigliato di raggiungerli per rischiare di non volare, Alaska idem, nessuna compagnia di elicotteri ci garantiva i metri di dislivello.  Motoslitte, niente da fare, solo lungo le strade battute e nulla “fuori pista” vista la poca neve e le condizioni di pericolo, e in ogni caso di sicuro non avremo fatto una settimana di motoslitta. Non ci siamo persi d’animo, continuavamo ad andare in cerca di neve, e siamo arrivati in Nevada…missione compiuta…. opsss…forse qui non hanno molta neve pero’, voi cosa dite???

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Ora godetevi il video realizzato dopo questi 10 giorni di freeride canadese, tutto sommato non è andata poi cosi male! Un ringraziamento particolare va a Salomon Freeski, Go Pro e a Faction ski! Buona visione e alla prossima avventura!

 

 

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