Uxmal è stata gelosamente nascosta per millenni tra la rigogliosa vegetazione delle colline del Puuc, nello Yucatan (Messico), fino a quando è stata riportata alla luce attorno al 1840 da Catherwood, un esploratore inglese. Non so se sia per questo ma Uxmal conserva un alone di magia e di mistero che è difficile da descrivere a parole.
All’entrata di questo sito maya, si erge maestoso il Tempio dell’Indovino (anche se sono in molti a chiamarla Piramide) con il primo grande mistero: battendo le mani difronte alla sua ripida scalinata riecheggia il cinguettio del Quetzal, l’uccello sacro per i Maya. Come avranno fatto i Maya a ricreare questo ingegnoso gioco d’acustica non lo so, ma la cosa è a dir poco spiazzante.. guardare per credere.
Ma ci sono altre curiosità che stupiscono il visitatore: gli archeologi ci dicono che il tempio è stato costruito più volte, e da qui il nome Uxmal che significa per l’appunto “città costruita tre volte“; una leggenda poi narra che qui vivesse un re in grado di predire il futuro ma quello che salta agli occhi di tutti è la forma unica di questa “piramide”: è l’unico tempio maya con base ovale.
Andando avanti poi con la visita, più scopro questo sito maya Patrimonio dell’Unesco e più mi rendo conto che Chicken Itzà non regge il confronto con Uxmal. Camminando tra queste rovine ci si sente osservati: piccoli occhi che ci definiscono intrusi seguono ogni nostro movimento.. sono quelli delle iguane che, crogiolandosi al sole, sembrano la sappiano lunga su questo luogo così unico.
Mi rimane impressa anche la maschera ricorrente di Chaac, il dio della pioggia, con la sua proboscide verso l’alto ad invocare al cielo la pioggia e che ritroviamo su diversi tempi: 13 sono quelle che contiamo sulla gradinata della facciata principale della Piramide mentre sono 260 quelle che in origine si trovavano negli edifici attorno al Quadrilatero delle Monache, una per ogni giorno del calendario maya. Ed è proprio questo Quadrilatero a stupire con le sue incisioni geometriche in rilievo dei suoi edifici, dove la fantasia scorre veloce tra le suggestive rovine, che nemmeno il sole cocente di maggio ci frena nell’esplorare.
Ed ecco che in lontananza scorgiamo la Grande Piramide. Per raggiungerla attraversiamo il campo della Pelota ed oltrepassiamo il Palazzo delle Tartarughe. Da lassù la vista è magica: se dal Palazzo del Governatore ti sembra di dominare i vari siti, dalla Grande Piramide si è avvolti dalla verde foresta circostante che spazia a perdita d’occhio, lasciando intravedere le rovine di qualche altro tempio maya ancora da “strappare” alla foresta. Quello che vediamo oggi è infatti solo un terzo dei tesori nascosti in questo angolo verde dello Yucatàn.
Una visita resa magica anche dalla quasi assenza di comitive di turisti – non so se sia dovuta alla bassa stagione o alla lontananza dalle spiagge di Cancun, ma tanto meglio per noi!
Info utili:
– il biglietto di ingresso è di 199 pesos mentre il parcheggio di 33.
– concedete 3 ore per visitare Uxmal in tutta tranquillità. Questo sito archeologico è facilmente raggiungibile da Merida in un’ora di auto.
Dove mangiare
Lungo la via del ritorno incontrerete numerose haciendas. In origine dedicate alla coltivazione dell’ “oro verde dello Yucatan”, ovvero l’agave, oggi alcune sono state trasformate in boutique hotel, altre in ristoranti dal gran fascino, oasi di relax, magari con annesso un piccolo museo con gli arredi ed i macchinari originali utilizzati nella coltivazione di questa pianta. E’ questo il caso dell’ Hacienda San Pedro Ochil.