Un itinerario nella Germania sud – occidentale

Ho aspettato un po’ a scrivere questo post per dare il tempo alle mie sensazioni di sedimentare, magari cancellando un po’ di patina negativa… Per me è piuttosto strano perché basta poco per suscitare in me curiosità e meraviglia e generalmente torno da ogni viaggio con entusiasmo e stimoli nuovi. Questa volta però no: di ritorno dal giro nella Germania sud–occidentale le sensazioni dominanti erano noia e delusione. Allora ho aspettato un po’, nel tentativo di smorzare le situazioni più insignificanti e lasciare emergere ciò che più merita di essere ricordato (che meraviglia la capacità selettiva della memoria!), fermo restando che non ho trovato i Tedeschi accoglienti e il turismo non è proprio, a mio parere, il loro forte. A loro discolpa va detto che questo viaggio è arrivato nel momento più difficile della mia vita e so bene quanto la disposizione d’animo possa influenzare la nostra percezione di fronte al nuovo.

Comunque, vi ho già raccontato della prima parte del viaggio on the road in Alsazia di questa estate, passando per la Svizzera…

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Da Strasburgo siamo poi approdati a Friburgo per pranzo; la città universitaria si trova nella regione tedesca di Baden Wurttemberg ed è circondata dal verde della vicina Foresta Nera. Il cuore della città corrisponde a Munsterplatz, dove troviamo un colorato mercato dei contadini locali, ma soprattutto l’imponente Cattedrale gotica, splendida ma davvero sproporzionata per lo spazio circostante. Nonostante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, la Cattedrale è sopravvissuta e solo le statue sono state sostituite con delle copie.

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Visto il maltempo e la nebbia, decidiamo di non salire sulla torre campanaria (116 metri) dall’alta guglia. Nella piazza saltano all’occhio la rossa Kaufhaus, palazzo voluto dagli Asburgo nel 1530 e la Wenzigerhaus, un edificio rococò sede del Museo della Città.

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Spostandoci verso Rathausplatz, dove ha sede il Municipio ricavato da due palazzi cinquecenteschi uniti a fine Ottocento, notiamo tre caratteristiche delle strade: le pietre d’inciampo, che segnalano le abitazioni degli Ebrei deportati dai nazisti, i mosaici di ciottoli davanti alle abitazioni e i bachle, piccoli ruscelletti che un tempo servivano per abbeverare gli animali e come risorsa contro gli incendi.

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Friburgo, proprio perché sede di una delle più antiche e prestigiose università della Germania, pullula di giovani, si respira cosmopolitismo ed è una città all’avanguardia in fatto di ecosostenibilità ed ecologia. Non me ne innamoro, ma certamente questo è dovuto in parte al freddo e alla pioggia che accompagnano tutta la nostra visita.

Seguendo il consiglio della guida, dopo circa un’ora di strada giungiamo a Schiltach, un borgo sul fiume Kinzig, impreziosito da una piazza con numerose case a graticcio tutte posteriori al XVI sec., in quanto ricostruite dopo un incendio.

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La facciata del Rathaus è abbastanza inquietante, in quanto gli affreschi rappresentano il rogo delle streghe. La periferia è caratterizzata da un susseguirsi di segherie, l’attività che nel passato ha fatto la fortuna della zona.

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Attirati dalla voglia di una birra artigianale arriviamo ad Alpirsbach, un borgo che ruota attorno al monastero benedettino (chiuso) e all’Alpirsbacher Klosterbrau, il birrificio in cui i religiosi producevano la loro birra. Il villaggio è praticamente deserto e non c’è un’indicazione in inglese, il che rende tutto molto meno piacevole.

Presi dallo sconforto ci dirigiamo a Freudenstadt, città che sorge su una collina, celebre per la gigantesca piazza a pianta quadrata e perché è risorta dopo due grandi incendi che l’hanno messa in ginocchio nel 1634 e nel 1945.

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Da qui si prende la B500, la strada panoramica che attraverso la Foresta Nera porta a Baden Baden. Senza dubbio seguendo questa strada s’incontrano bei belvedere da cui guardare i vigneti dell’alta valle del Reno e i boschi incantati, quelli delle fiabe, ma ho parecchie perplessità sui sentieri che, secondo la guida, dipartono da ogni dove, percorribili a piedi o in bicicletta.

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Fatto il brevissimo giro del lago di Mummelsee, per esempio, fatichiamo a trovare gli altri sentieri che, ancora una volta, sono segnalati solo in tedesco. A mia discolpa va detto che non sono proprio una novellina del trekking, eppure la segnaletica è davvero scarsa. Questo punto di partenza segnalato dalla guida si rivela una trappolona: sono parcheggiati diversi pullman e i turisti sono per lo più attratti dal chiosco di wurstel e birre che dal paesaggio naturale. Insomma: delusione. La B500 conduce a Baden Baden, famosa località termale formata dai Romani nel II sec. a.C. ancora oggi amata da un turismo benestante e piuttosto attempato, che viene qui per le cure termali e per rilassarsi (purtroppo io non ho fatto in tempo a provare le celebri Terme di Caracalla).

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Il cuore è rappresentato dalla Kurhaus, un complesso neoclassico dove ha sede un casinò (già amato da Dostoevskij e poi da Marlene Dietrich) e un teatro, sede dei principali eventi musicali della città.

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Piacevole è la passeggiata nel verde curato dei giardini fioriti lungo il fiume Oos, la Lichtentaler Allee, da cui poter ammirare molti hotel sicuramente lussuosi fino a qualche anno fa, oggi un po’ datati.

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Grazioso, nulla più, il Kloster Lichtenthal, un convento cistercense del 1728 e l’Altstadt, il centro storico raso al suolo nel 1689 e ricostruito il secolo successivo, zona in cui si susseguono ristoranti e bar piuttosto turistici. La città è pulita, ben tenuta, frequentata da ricchi che esibiscono auto costose e gioielli importanti, ma è pervasa da decadenza, da un sapore retro che sembra inseguire i fasti di un’epoca che non esiste più…

Volentieri abbandoniamo il nostro hotel fatiscente per raggiungere la mondana e moderna Stoccarda e in particolare il Museo della Porsche. Al di là delle macchine in sé, ovviamente splendide e ben presentate, noto la particolare struttura architettonica che ricorda una pista che dal basso corre verso l’alto, dove trovano posto i bolidi più recenti.

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E’ sabato e il centro storico pullula di gente di ogni età e di ogni nazione; ai tavolini giovani bevono fantastici boccali di birra e, nonostante siano le 19, qui non sembra ci sia l’ansia di andare a cena che abbiamo trovato in altre città tedesche. Dal nostro bar in Schloss Platz dominiamo il Neues Schloss, in passato residenza reale, ora palazzo istituzionale e la colonna del Giubileo, innalzata per i 25 anni di regno di Guglielmo I. Il giorno seguente non possiamo mancare il Mercedes Benz Museum, splendido edificio situato nell’omonimo viale, dove sorge anche lo stadio.

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A differenza di quello della Porsche, più tecnico e per appassionati, questo è più lifestyle, visto che attraverso la storia della casa automobilistica si ripercorre anche quella del costume e della società. Bel bagno di suggestioni in una struttura moderna con ambientazioni multimediali (non vale la pena invece la coda per provare il simulatore di Formula 1). Praticamente la città ruota intorno all’industria automobilistica e giustamente i tedeschi hanno saputo valorizzare turisticamente questa risorsa.

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Sfruttiamo il pomeriggio per raggiungere la cittadina universitaria di Heidelberg, incantevole nel suo essere racchiusa tra il fiume Neckar e il promontorio su cui sorge lo Schloss, il castello costruito all’inizio del ‘400 e distrutto a fine ‘700.

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Purtroppo la biglietteria che permette di vedere gli spazi interni, come la Sala degli specchi, è già chiusa, quindi ci accontentiamo di godere di un ampio belvedere sulla città. La passeggiata pedonale, l’Hauptstrasse, è affollatissima; i negozi sono chiusi (è domenica), ma i numerosi pub pullulano di giovani. Tra i begli edifici che si affacciano sul viale, merita una foto l’Haus zum Ritter, un’antica locanda che, grazie alla sua struttura in pietra, riuscì a resistere a tutti gli incendi che in tempi di guerre di religione colpirono la città.  Per cena menù tipico: una gustosa schnitzel accompagnata da patate fritte e una fresca birra artigianale.

Lunedì mattina si parte per Magonza, sfruttando la Strada del Vino: il sogno è ritrovare paesaggi simili all’Alsazia e un’accoglienza calorosa come quella dei cugini francesi; la realtà invece è molto diversa. La Weinstrasse attraversa per lo più paesi noiosi e a mio parere insignificanti, con alcune eccezioni, come Deidesheim, dove negozi eleganti si alternano a cantine e salumerie più alla buona (da assaggiare il saumagen, la salsiccia tipica) e Freinsheim, che si sviluppa intorno al piccolo rathaus protetta dalle mura medievali originali.

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Magonza, capoluogo della Renania-Palatinato, ruota intorno al maestoso Duomo romanico renano a sei torri, il Dom St. Martin und St. Stephan, nel centro storico della città. Iniziato nel 975, quando Magonza era il cuore religioso d’Oltralpe, è sopravvissuto a tre incendi che l’hanno distrutto quasi completamente, fino all’intervento diretto di Napoleone che lo salvò dalla demolizione. Nonostante i bombardamenti che la città subì nella seconda guerra mondiale, riuscì ad uscire indenne, così come le case a graticcio dell’Altstadt, il quartiere più tipico.

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Interessante è il Museo di Gutenberg che ripercorre la storia della stampa a partire dalla celeberrima Bibbia stampata in 180 esemplari dal famoso inventore che qui visse e morì. Per i bambini è possibile organizzare dei laboratori creativi in cui imparare ad usare i caratteri mobili in una ricostruzione della stamperia originale del XV sec.

Per mangiare qualcosa a pranzo consiglio il lungo Reno, dove è possibile trovare dei baretti piacevoli e frequentati da una clientela giovane e vivace. Per la cena proviamo il Heilig Geist, un ristorante alla moda all’interno di una chiesa sconsacrata. Il personale di questo locale mi è rimasto nel cuore perché è onesto e molto gentile: presi dall’euforia per l’ottima cena e la notevole bottiglia di Reisling, in un’atmosfera romantica scaldata dalle candele accese, dimentichiamo la macchina fotografica nuova di zecca sul tavolo; ce ne accorgiamo il giorno seguente facendo i bagagli… Panico, non solo per la macchina in sé, ma anche perché contiene tutte le foto del viaggio. Il locale non apre prima delle 17 e al telefono non risponde nessuno. Quasi sicuri di non ritrovarla, ci mettiamo a fare la posta al locale, nella speranza di vedere qualcuno e infatti arriva un fornitore e un cameriere apre le porte; possiamo così recuperare la nostra macchina, che era stata ritirata dalla cameriera che ha sparecchiato. Sarà un luogo comune, ma mi chiedo se su un tavolo in piazza Navona a Roma, per esempio, avremmo avuto la stessa fortuna…

Partiamo tutti contenti per Coblenza, città di fondazione romana che sorge alla confluenza tra Reno e Mosella (infatti il nome deriva da Confluentes).

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Distrutta nel corso della seconda guerra mondiale, è stata ricostruita mescolando antico e moderno; il centro, ricco di negozietti e bar, è molto carino, anche se da vedere c’è poco. Si parte dal Deutsches Eck, il punto in cui i due fiumi s’incontrano, dove c’è la statua equestre di Guglielmo I e si costeggia il Mosella, passando davanti alla locanda Deutscher Kaiser (l’unico edifico originale del 1520, non ricostruito dopo la guerra) fino ad arrivare all’Alte burg e al castello, bene tutelato dall’Unesco dove si trovano gli archivi cittadini. All’interno della città c’è l’Am Plan, un incrocio caratterizzato da 4 palazzi secenteschi dalle facciate decorate. Imponente lo Schloss neoclassico del XVIII sec., ma non visitabile.

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Non posso escludere che probabilmente parte della noia che vivo in questo viaggio possa essere dovuta al tempo grigio e fresco che ci accompagna, ma non nascondo che la tappa successiva al Nurburgring ravviva un po’ la nostra vacanza…

Nurburg è un borgo la cui vita gira quasi completamente intorno al famoso e complesso circuito di 22 km, il Nürburgring, dove avvenne il drammatico incidente di Niki Lauda nel 1976. Dal 1984, poco distante da questo, è stato costruito un altro tracciato di circa 5 km, più semplice e veloce. Quando non ci sono competizioni o test drive da parte delle case automobilistiche, è possibile girare con la propria auto pagando una tessera da 26 Euro (mi stupisce non ci siano né assicurazioni né liberatorie da firmare…). Ovviamente proviamo entrambi i percorsi, sfrecciando con il nostro Maggiolino accanto a Subaru super assettate e Porsche dai motori urlanti. Per gli amanti dei motori è imperdibile!

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Ultima tappa del giro in Germania è germania, fondata da Augusto nel 16 a.C. e capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal III sec. Della dominazione romana restano diverse tracce, che poi sono la risorsa turistica della città: la Porta Nigra, l’accesso fortificato alla città, costruito con blocchi scuri di pietra arenaria; la Romische Palastaula, la sala del trono dell’imperatore, costruita nel 305 e oggi trasformata in una chiesa evangelica; le Kaiserthermen, le più grandi terme dell’impero romano, volute da Costantino nel IV sec.; l’Anfiteatro del 100, così capiente da poter contenere oltre 20.000 spettatori che assistevano ai giochi gladiatori.

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Di epoca diversa, ma altrettanto interessanti, sono l’Hauptmarkt, la bella piazza del mercato, un po’ il centro cittadino, e il Dom St. Peter, voluminoso e ricco di decorazioni, frutto della sovrapposizione di numerosi interventi progressivi; particolarmente scenografica è la facciata occidentale, davanti alla quale ceniamo in una caratteristica weinstube incorniciata da un pergolato di vite (una sorta di osteria dove si servono piatti semplici e bicchieri di vino locale).

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La cittadina è vivace e cosmopolita, punto di riferimento per chi viaggia per o dal Lussemburgo, quindi il contrasto con le testimonianze archeologiche romane è ancora più interessante. La consiglio.

Il nostro viaggio prosegue poi per l’Olanda, ma di questo vi parlo nel prossimo post…

# DOVE MANGIARE

Come sempre vi suggerisco solo i posti in cui abbiamo mangiato bene e vi metto in guardia da quelli tragici. Sorvolo sui dimenticabili, senza infamia e senza lode.

A Stoccarda: Kikuya, Calwerstrasse 31. La qualità del sushi è ottima, l’ambiente piacevole e informale, il personale (quei pochi che parlano inglese) gentile. Il conto commisurato al contesto tenendo conto la qualità del pesce.

A Heildelberg: Schnitzelbank, Bauamtsgasse 7. Un piccolo locale cupo dove mangiare ottime cotolette su tavoloni di legno in condivisione con i vicini. Cameriere carino e simpatico.

A Magonza: Heilig Geist, Mailandsgasse 11. E’ una chiesa sconsacrata molto grande, quindi si trova posto facilmente senza prenotare. Gli interni sono un po’ bui, molto meglio il cortile, romantico e particolare. La nostra cena è stata ottima, con piatti della tradizione tedesca rivisitati in chiave fusion. Il personale giovane e gentile.

A Treviri: Weinstube Kesselstatt, Liebfrauenstrasse 10. E’ un’osteria tipica dove degustare un ottimo Reisling locale mangiando piatti semplici e genuini sotto un porticato di vite di fronte al Duomo. L’interno è caratterizzato dal legno e dalle botti. Dopo aver ordinato direttamente alla cassa, si prende da bere e ci si accomoda, aspettando che le cameriere portino il cibo. Molto buono, a detta di mio marito, lo stinco.

 

# DOVE DORMIRE

A Stoccarda: Park Inn by Radisson Stuttgart, Hauptstatter Strasse 147. Buon rapporto qualità prezzo; camera silenziosa e spaziosa, letto matrimoniale comodo, bagno grande. Lati negativi (pensando che è un 4 stelle): mancanza di un frigo bar, moquette macchiata e posizione, non proprio centrale.

A Heildelberg: Bayrischer Hof, Rohrbacherstrasse 2. Ottima posizione, comoda per il viale pedonale centrale, camera e bagno puliti, buon rapporto qualità prezzo, parcheggio compreso. Aspetti negativi: arrivati dopo le 16, la camera non era ancora pronta, check-in lento, letto matrimoniale ma con due materassi separati e buco in mezzo.

# DOVE NON DORMIRE

A Baden Baden: Hotel Haus Reichert, Sophienstrasse 4. Unico aspetto positivo: la posizione. Per il resto questo albergo è imbarazzante: vecchio negli arredi e negli odori, sporco e davvero troppo caro per ciò che offre (anche se Baden Baden in generale è inspiegabilmente cara). Passino le ragnatele sulle finestre e l’odore di fumo (o vecchio?) nella stanza, ma il bagno… Non lo consiglio!

A Coblenza: Diehls Hotel, Rheinsteigufer 1. Questo hotel offre la qualità di un due stelle pur non essendolo e avendo tariffe folli. A iniziare dal personale della reception, poco cordiale ed educato, fino alla camera (sporca, vecchia, prossima alla ferrovia e quindi rumorosissima), di questo hotel si salva solo la terrazza vista Coblenza e il ristorante, in cui abbiamo mangiato bene. Per il resto da evitare…

 

 

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