Palmira, la sposa del deserto

“Ho visto cose che voi umani non vedrete…” perché non ci sono più, ahi noi! Damasco, Aleppo, e soprattutto Palmira, la sposa del deserto. Non vedrete mai più questi luoghi semplicemente perché la furia barbarica li ha rasi al suolo.

Perché allora scrivere di un viaggio impossibile, chiederete?

Innanzitutto per preservare la memoria, poi come buon auspicio: rinasca questa antica terra e il mondo si muova perché ciò che ancora resta non sia distrutto.

In terzo luogo per rendere omaggio all’eroico archeologo Khaled Asaad, direttore del sito archeologico di Palmira che per non rivelare i luoghi in cui aveva nascosto i reperti più preziosi è stato ammazzato. Per lui si è chiesto il Nobel.

* * *
Correva l’anno 1991, in Iraq c’era la prima guerra del Golfo, quando mia sorella Margherita ed io decidiamo di partire per la Siria, come di consueto da sole. Come spesso accade la forza evocativa di un nome, SIRIA, determina le nostre scelte. Per me risuonavano gli echi di prossimità dell’antica civiltà mesopotamica, la mezzaluna fertile, l’origine dell’agricoltura. Insomma un viaggio denso di aspettative e di storia.

Non è facile a distanza di più di 20 anni ricostruire un viaggio, ma le città, i volti, i suoni e i profumi sono stampati nella mia memoria.

Arriviamo a Damasco e pernottiamo all’hotel Le Meridien. Lussuoso e ben collegato. Ero curiosa e affascinata da questa città che nel suo nome racchiude una storia millenaria, invece, dopo aver visitato Istanbul mi è parsa un po’ sbiadita.
Abbiamo, come sempre camminato e camminato. Abbiamo ammirato la moschea degli Omayyadi, il Palazzi Azm, la città vecchia. Non abbiamo visto neanche l’ombra di turisti, solo un prete italiano nel mercato della città.

moschea degli Omayyadi, Damasco shutterstock_143635795

Ci siamo sempre spostate in taxi o con pullman senza alcun problema. I soldati erano armati fino ai denti, ma per i taxi con turiste nessun problema.

Dopo Damasco un pullman ci porta a Palmira, la magnifica sposa. Siamo arrivate sul far della sera quando il sole in declino tinge di oro il sito archeologico che ci ha fatto sognare. Sì, sognare letteralmente, perché ci dormivano accanto nell’Hotel Zenobia in totale abbandono, gestito da un vecchio che strascicando i piedi nel silenzio ci accolse sereno. Scese dal pulman siamo giunte in questo sito remoto a bordo di un carretto, non ricordo altro.

Palmira ci ha regalato due notti e due giorni indimenticabili.

Abbiamo visto il sito archeologico immerso nella luce dell’alba e del tramonto nel più assoluto silenzio

(chi oltre a noi poteva fare questo viaggio con la guerra accanto?!). Un’esperienza indimenticabile.

Poi l’incontro con uno sceicco. Alto, magro, avanti negli anni, vestito di bianco con il suo fuoristrada ci ha fatto conoscere la moglie di città e le due mogli del deserto che ci hanno offerto il te, come in un film. La moglie privilegiata abitava in una casa di muratura nell’oasi, era vestita di rosa e ci sorrideva; le mogli del deserto, bruttissime ma accoglienti vivevano nella tenda e sorridevano anche loro. I loro visi li ho stampati nella memoria, vividi e parlanti.

Non dirò nulla di Homs, tappa successiva, perché non ci era piaciuta per nulla. Abbiamo visto gli antichi mulini ad acqua e niente di più.

Aleppo è una antica e bella città del nord della Siria. Abbiamo incontrato un orafo che ci ha mostrato luoghi inconsueti di Aleppo oltre, naturalmente, l’antica cittadella, la moschea e il caravanserraglio. Così abbiamo girovagato per le strade della città patrimonio dell’umanità dell’ Unesco.

Aleppo viaggio in Siria shutterstock_129124892

Ho cercato disperatamente le fotografie di questo viaggio: niente da fare, accidenti! (Quelle che vedete sono prese da Shutterstock).

Dovete chiudere gli occhi e immaginare Palmira, la sua luce, il suono dei piedi strascicanti del vecchio albergatore, l’abito bianco dello sceicco, le risate delle mogli e vedere il lento e poderoso snodarsi del fiume Eufrate. L’Eufrate, altro nome evocativo, è grandioso: da un lato una riva lussureggiante e dall’altro il deserto.

Il fiume almeno, caro lettore, è sempre lì, carico di storia. Nessun barbaro potrà estinguerlo!

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.