Quando sono andata a Bergamo, lo scorso Febbraio, non sapevo bene cosa aspettarmi. Il mio caro amico Omar, Bergamasco DOC, continuava ad invitarmi, parlando di una città ancora poco conosciuta ma a dir poco deliziosa e accogliente; di dintorni che ispirano l’avventura; di boschi e montagne.
Talmente ha insistito che alla fine ho ceduto e ho deciso di fare un giro in quella che si rivelata una vera perla del Nord Italia e che mi ha colpito positivamente. E poi è proprio facile arrivarci: www.myadventuresacrosstheworld.com/visit-bergamo-italy è uno dei principali hub delle linee aeree low cost.
Non solo! A Bergamo si mangia proprio bene: ci sono ristoranti per tutti i gusti; eleganti e anche più caserecci, e la cucina locale è ricca ma gustosa, lo dice una che ha un palato raffinato, abituata sin da piccola a mangiare solo ingredienti di prima qualità. Anche se, lo ammetto, al mio palato raffinato non corrisponde un’eguale capacità di cavarsela ai fornelli. Tutt’altro, io sono la classica eccezione che conferma la regola in Italia. In un Paese dove tutti ambiscono a diventare chef (i reality di ultima generazione, a tema cucina, spopolano), io sono quella che, seppur amante della buona cucina, rimane un disastro ai fornelli (chiamiamola pigrizia estrema, che mi fa vergognare meno). Sono quella che non trova ci sia niente di rilassante a spadellare per ore per poi concludere un pasto in venti minuti. Sono quella che invita gli amici a casa per cena e offre una fragrante pizza d’asporto.
Facile quindi immaginare con che entusiasmo (sic!) abbia accolto la notizia che avrei dovuto partecipare ad un corso di cucina, proprio durante la mia visita a Bergamo. Ma come, io che sono membro onorario del gruppo facebook “Cucinaremale”? Ma siamo sicuri? Ho cercato una via di fuga, ho accampato scuse, ma niente è stato abbastanza plausibile e, morale della storia, ho dovuto partecipare. Il mio amico ci teneva troppo. La mia riluttanza iniziale però si è tramutata in un enorme entusiasmo a fine giornata.
Il corso di cucina, mi ha avvisato il caro Omar, si sarebbe tenuto al Castello di Malpaga, poco fuori Bergamo. Un corso di cucina in un castello medievale. Forse non sarebbe andata poi così male, ho cercato di convincermi.
Quando, insieme agli altri tre partecipanti al corso di cucina, ho scorso il Castello di Malpaga ergersi davanti ai miei occhi, ho sentito che mi sarei proprio divertita quel giorno. Il castello è semplicemente splendido. Circondato dalla campagna, si ergeva solitario contro l’azzurro del cielo del mattino. Appena entrata, sono rimasta affascinata dagli interni: affreschi, pochi mobili d’epoca e caminetti enormi.
Pochi minuti dopo, ad accogliere me e gli altri tre visitatori è arrivato Chef Carlo, che sarebbe stato il nostro insegnante di cucina quel giorno. Ho subito ammesso di essere abbastanza negata in cucina, ma Chef Carlo mi ha rassicurata: avrei prodotto un pasto delizioso.
Quel giorno, Chef Carlo ha dimostrato a me e agli altri studenti che con uno sforzo minimo, e con un po’ di amore per gli ingredienti usati, si può preparare un pasto delizioso. Abbiamo parlato a lungo dell’importanza di scegliere prodotti che provengano dal territorio, da filiere controllate e non da produzioni di massa che sfruttano in maniera inconsiderata il territorio, e che siano stagionali. Non solo ne guadagna il gusto, ma anche la salute.
Il nostro corso di cucina è iniziato con la preparazione del dessert italiano per antonomasia: il tiramisù. Abbiamo sbattuto delicatamente zucchero a velo ed albumi, che abbiamo poi incorporato ad un composto di mascarpone e panna. Il risultato è stato una crema piuttosto liquida, che abbiamo passato in un colino a maglie sottilissime per eliminare qualsiasi grumo. Seguendo la procedura normale, avremmo dovuto sbattere questa crema fino a farla diventare corposa e leggera, incorporando aria man mano. Ma Chef Carlo ci ha mostrato un trucco che rende l’operazione molto più semplice e veloce. Abbiamo versato il liquido in un sifone, e aggiunto ossigeno liquido. Abbiamo agitato e per magia l’aria si è incorporata e la crema, senza bisogno di essere sbattuta con la frusta fino a non sentire più il braccio, il polso e la mano, è diventata leggera e corposa (e deliziosa). Così, abbiamo proceduto a bagnare i savoiardi nel caffè, a metterli nelle coppette e a versarci sopra la crema al mascarpone direttamente dal sifone, per infine decorare con una spolverata di cacao amaro. Più facile di così!
Subito dopo, Chef Carlo ci ha mostrato come preparare la pasta fresca. Il segreto sta nella farina, che deve essere di prima qualità, “Д per intenderci. Non quella che si trova in un qualsiasi supermercato, ma una farina biologica e meno raffinata (che ha pertanto anche molto meno glutine, fattore importante in un’epoca in cui tantissimi soffrono di celiachia) e uova freschissime. Abbiamo mischiato gli ingredienti in un recipiente fondo e poi, quando erano amalgamati, abbiamo spostato tutto sul tavolo, dove abbiamo dovuto faticare (stavolta si!) per fare una palla liscia da passare poi nella macchina per stendere la pasta. Abbiamo quindi fatto, con l’aiuto di Chef Carlo, dei fogli di pasta sottile che abbiamo steso sul tavolo per poi riempirli con un composto di zucca e farne dei ravioli. Piegando il foglio di pasta sul composto e chiudendo usando un uovo leggermente sbattuto come collante, premendo leggermente, sono usciti degli splendidi ravioli che, una volta cotti, sono stati serviti semplicemente con burro, salvia e parmigiano.
Infine, siamo passati alla preparazione dell’antipasto: una steak tartare. La chiave per una buona steak tartare è la carne di manzo, che deve essere magra e sminuzzata finemente, poi mischiata con olio extra vergine di oliva e limone. Una volta completata questa operazione, sotto la supervisione di Chef Carlo, abbiamo messo tutto in uno stampino, premuto delicatamente col cucchiaio per dargli forma, e poi decorato con foglie di insalata fresca e fiori commestibili per un risultato colorato e invitante.
Quando tutto era pronto, ci siamo accomodati nella sala da pranzo più incredibile dove avessimo mai avuto il piacere di mangiare, risalente al XV secolo, decorata con magnifici affreschi e con un caminetto enorme. Ci siamo seduti, emozionati e un po’ increduli, per consumare uno dei pasti più memorabili che avessimo mai contribuito a preparare. Era tutto decisamente surreale, e ci siamo sentiti fortunati e privilegiati!
Ebbene si, ammetto che cucinare (e mangiare) un pranzo delizioso in una cornice così bella come quella del Castello di Malpaga è stata una delle cose più divertenti che ho fatto di recente, lo rifarei volentieri e lo raccomanderei a chiunque visiti Bergamo.
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