Dopo più di 4 settimane in Sicilia con un po’ di malinconia nel lasciare una terra così bella sbarco in Calabria sotto una pioggia paragonabile a quelle tropicali sperimentate qualche anno fa a fianco di Marge e ad ogni passo ho il ricordo di un sorriso stupendo.
Eh si, i chilometri si fanno sentire, un po’ sulla testa e dopo 2300 chilometri percorsi a piedi, tanto anche sulle gambe. Il giro di boa l’ho compiuto da poco ed ora la risalita verso il nord d’Italia mi sembra sempre più dura, nella mia testa un turbinio di pensieri ed emozioni ora più che mai difficili da gestire.
A differenza della Sicilia qui in Calabria ci sono alberi ovunque e la pioggia fragorosa che piega le foglie ad ogni pesante goccia riesce a farsi sentire anche dentro le mie ossa. Le strette strade di Scilla si sono trasformate in ruscelli in piena dove le mie scarpe inzuppate aprono la strada al carrellino con lo zaino che sembra solcare le acque come una piccola barchetta. Mi fermo per un attimo sotto un albero ed un cane vagabondo e bagnato come me si siede al mio fianco, ci guardiamo, abbiamo sicuramente lo stesso sguardo.
Dopo circa 12 chilometri di camminata sotto una pioggia che non cenna a diminuire mi piego per una fitta, il classico dolore al fianco che temo da un po’ di tempo, lo riconosco subito: è la classica coltellata di una colica renale. Maledetti calcoli, ancora loro e proprio adesso! Ad ogni passo il dolore aumenta e non mi permette di respirare fino in fondo, guardo ogni 5 minuti i chilometri che mi mancano, ora arrivo, dai, stringo i denti e vado avanti.
Vedo il BnB in lontananza come una specie di miraggio offuscato dalla pioggia, entro zuppo d’acqua e chiedo con un sorriso al gentilissimo proprietario che subito mi riconosce, le chiavi della stanza. Non voglio far preoccupare nessuno, ringrazio per l’ospitalità e rispondo alle decine di domande che la curiosità gli suggerisce ma davvero non ce la faccio più. Salgo in una camera tutta bianca, in queste condizioni vedo tutto distorto, mi sembra di essere in ospedale, un maledetto ospedale. Dalla finestra guardo il cielo che si libera dalle pesanti nuvole nere e smette di brontolare. Apro la finestra, ho bisogno di aria fresca. Guardo il sole che tramonta tra le palme ed il mare, sto molto male e penso che oggi è forse il mio ultimo giorno, respiro il profumo di salsedine pensando di farlo per l’ultima volta, non è poi un brutto posto per morire penso tra me e me, sono solo, mi sento solo.
La notte passa senza riuscire a chiudere occhio tra docce bollenti e posizioni improbabili cercando di lenire un po’ il dolore e dopo 14 ore, come per magia, tutto passa, ricomincio finalmente a vivere, a respirare normalmente.
Il giorno dopo di nuovo in marcia ma questa volta con un sole così caldo che mi fa dimenticare che l’autunno è alle porte.
Altri 25 chilometri, quanto mi stanca la salita, quanto odio il mio amato zaino in certe occasioni ma poi penso a quanto si sta bene dopo aver sofferto e pensato di morire, si apprezza la vita, ciò che per molti è scontato, per me oggi è un miracolo.
La destinazione oggi arriva presto e come di consuetudine, arrivato in casa delle belle persone che mi ospitano mi infilo sotto la doccia per lavar via un po’ di fatica e come da routine giornaliera proprio in quel momento mi suona il telefono ma questa volta con il numero anonimo.
Ai numeri anonimi non rispondo mai eppure un qualcosa mi dice di farlo. “Pronto sei Chris”? “Si”, rispondo. “sono Papa Francesco, so quello che stai facendo ed è davvero una cosa bellissima, vai avanti così e porta con te il messaggio che fare del bene fa bene“. Le mie gambe cedono per l’emozione, mi devo sedere. “Vi ringrazio infinitamente e pregherò per voi”, rispondo. Il resto della conversazione la tengo egoisticamente solo per me ma posso dirvi che parlare con un uomo per me tra i più importanti del mondo mi ha regalato una carica che riempie l’anima.
Dopo aver dormito veramente poco per l’importante telefonata del giorno prima mi rimetto in marcia con decine di chilometri da percorrere e tra eventi, conferenze stampa e meeting per far conoscere la Fibrosi Cistica so di essere ormai al limite, la fatica nelle mie gambe sembra accumularsi sempre più, a volte mi trascino fino a destinazione, a volte mi sembra di non farcela.
foto di Shutterstock
So che come dice il Santo Padre da Lassù c’è qualcuno che mi protegge e che vuole vedermi arrivare fino alla fine di questo lungo e faticosissimo viaggio ma l’arrivo non è dietro l’angolo, mancano altri 2200 km e non è una passeggiata. Ne ero e ne sono consapevole ma la voglia e la bellezza di aiutare il prossimo mi fanno mettere un piede dietro l’altro, la speranza di poter aiutare è più forte di ogni fatica.
Forza Chris, oramai te lo dico in ogni post ma non perche’ non so quanto sia difficile il tuo cammino, ma perche’ so che ce la puoi fare..ce la puoi fare..un abbraccio grande
avantitutta chris 😉
Averti ospitato a casa e’ stato un piacere infinito e parlare conn te e’stato arricchente. Sono qui a ringraziarti anche a nome dei miei amici che con me hanno condiviso la tua compagnia . Grazie a nome di tutti i tranesi. Forza Chris.
Rosanna