Kathmandu, un viaggio di vita

C’è una differenza abissale tra un turista ed un viaggiatore: il primo organizza, fotografa e visita, mentre il secondo…viaggia e basta. Viaggia con i piedi, macinando chilometri, intrufolandosi in spazi ristretti ed arrampicandosi verso mete più alte. Il viaggiatore sorride spesso ed ascolta, domandando ai nativi della terra che ospita la sua traversata quale sia per loro il colore del cielo che li copre ogni giorno, o l’odore della pioggia che li accarezza, o la voce del vento che li saluta al tramonto.

Il viaggiatore viaggia senza aspettative, senza spuntare da alcuna lista i posti più meritevoli da vedere che finalmente anche lui ha immortalato in una foto: viaggia per viaggiare e quando torna indietro (se torna indietro) indietro davvero non ci torna mai. Ha il bagaglio pesante che pare leggero, perché carico di sogni, di ricordi, di lezioni ed incontri. Quel bagaglio è il suo cuore.

Il viaggiatore è la sua Anima.

I turisti impenitenti, amanti delle comodità a tutti i costi e nemici armati degli imprevisti forse dovrebbero cancellare Kathmandu dalla loro lista (l’elettricità spesso scompare, a volte per pochi minuti, altre volte più a lungo, però torna sempre 😀 ; anche l’acqua non in tutti i posti è una garanzia,ma c’è, una bella doccia non la si nega a nessuno) mentre tutti gli altri, curiosi,appassionati, sperimentatori vivaci ed esploratori incalliti, farebbero meglio ad iniziare a preparare il bagaglio (se è troppo presto per lo zaino, possono occuparsi di quello spirituale, che non si è mai troppo in anticipo).

Io quest’anno agognavo un pellegrinaggio in solitaria nella mia adorata Polonia e senza neppure rendermene conto mi sono ritrovata con un biglietto per il Nepal in mano ed una eccitata confusione in testa. Come ho capito subito, non ero stata io a scegliere la meta, ma la città di Kathmandu mi aveva chiamata a sé, con delicata determinazione. Ancora adesso sento il suo canto, un dolce richiamo che portandomi così lontana da dove abito mi ha accompagnata a casa. Dentro me stessa.

Certo, Kathmandu è così diversa da come te l’aspetti. Caotica, rumorosa, iper/super trafficata. Auto e motorini sfrecciano decisi accanto ai pedoni, li sfiorano quasi evitandoli sempre, sollevano polvere, suonano i clacson per abitudine, insistentemente. I rumori ti sopraffanno, gli odori confondono. Tutto è tanto. A volte troppo.

Poi volti un angolo, attraversi un ponte e…un’ondata di pace ti investe. La confusione cessa semplicemente di esistere, non te la ricordi neanche più. Esiste solo il presente, qui ed ora.

Per me, che giro quotidianamente con una mucca rumina pensieri in testa 24 ore su 24, è stata una epifania: il mio cervello sapeva anche tacere, inebriandosi della spiritualità di questa Terra, godendo il momento esatto che mi veniva donato, bevendo i colori –così vivi, puri- ed i canti, i suoni di campane accarezzate dal vento, le risate lievi, i profumi d’incenso e di terra.

Qui ho compreso davvero il valore del pellegrinaggio (tra verdeggianti risaie per raggiungere lo splendido Tempio di Changu Narayan, con statue risalenti al 7° secolo): con la mente silente, parlavano i muscoli del mio corpo, potevo ascoltare il ritmo sicuro del mio cuore; una fatica meravigliosa che mi ha mostrato il mondo per la prima volta.

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E’ affascinante realizzare come spiritualità e vita quotidiana possano coesistere senza mai contraddirsi, bensì miscelandosi insieme, fondendosi in un abbraccio di normalità che sa di eccezionale.

Con i miei compagni d’avventura, abbiamo visitato la coinvolgente PASHUPATINATH, osservando da fuori il più importante tempio induista di tutto il Nepal, meta di pellegrini indiani e dedicato al dio Shiva: i templi induisti sono off limits per i non praticanti e, dato che l’induismo non cerca né crea proseliti, solo gli induisti possono accedervi. Ma non importa: i templi sono maestosi e meravigliosi spesso solo dall’esterno, perché il principio ispiratore è che il tempio esiste DENTRO di noi, non fuori.

Lungo le rive del fiume sacro Bagmati abbiamo assistito ad una cerimonia di cremazione e donato alle acque un’offerta di fiori e profumi.

Mi sono persa nella magnifica capitale culturale del Nepal, BHAKTAPUR,

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osservando abilissimi vasai disporre su immensi teli il frutto del loro duro lavoro ed ammirando il procedimento di cottura nella paglia (ne vale davvero la pena!) per poi riempirmi il cuore con la poetica bellezza di PATAN, con il suo maestoso Tempio d’Oro le sue tartarughe guardiane.

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Di posti da vedere ce ne sono davvero tanti (molti li ho lasciati per la prossima volta) perché ogni angolo di strada ed ogni casa abitata (anche quelle terribilmente ferite dal terremoto del 2015) hanno una storia da raccontare, ma non potete e non vorrete lasciare il Nepal senza aver visitato una mattina presto la zona sacra di BUDHANILAKANTA, dove una statua raffigurante il dio Vishnu adagiato sull’Oceano Cosmico viene svegliata, nutrita, lavata e vestita da dei giovani bramini, in un’atmosfera di assoluta devozione.

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Andare via, tra scimmie scaltre e cani controllori, è stato un partire a metà, perché un po’ di Nepal l’ho portato con me: nella mia valigia ho tenuto le parole sorridenti dei suoi abitanti, la loro accoglienza deliziosa, le chiacchierate coi bottegai e le limonate calde bevute davanti ad una thangka (un dipinto devozionale sacro); ho svuotato il sacco delle mie paure ed incertezze, riempiendolo di consapevolezza e fiducia. In me stessa e nel mondo, in queste persone trasparenti che, senza niente, hanno tutto. Sono tutto perché credono. Sanno. Vivono.

Piccole dritte:

* Kathmandu è piena di hotel e guest house dove alloggiare (per tutte le tasche e tutti i viaggiatori: leggete le recensioni e buttatevi, è un’avventura)

* Viaggiare in taxi è comodo ed economico: potete chiedere informazioni nel posto dove alloggiate e/o contrattare direttamente con gli autisti: siate sicuri, determinati e…via che si parte

* Il cibo nepalese è buono ed economico: moltissimi piatti sono a base di riso e verdure, ma nel cuore della città, il quartiere Thamal, potete trovare cibi e ristoranti per tutti i gusti. Bevete sempre acqua e/o bevande sigillate, oppure the (l’acqua bollita è sicura).

* Attenzione al ghiaccio: chiedete bevande che ne siano sprovviste.

* Potete cambiare i soldi nelle decine di cambi che troverete in tutta la città: la prima volta rimarrete un po’ spiazzati ( indicativamente un euro corrisponde a 116/117 rupie, quindi potete immaginare il malloppazzo che vi ritroverete in mano, ma niente paura, un paio di giorni e diventerete esperti di calcoli mentali ed equivalenze istantanee)

* Portatevi delle fototessere di scorta: nei centri antichi delle quattro capitali bisogna pagare per entrare, ma in alcuni casi potrebbe convenire fare un pass per poterci tornare quando volete.

* Namaste!

 

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Torinese, un po’ polacca d’adozione, ha il cuore sparpagliato per il mondo, un pezzo con ogni persona che ha incontrato nel suo peregrinare. Infaticabile sognatrice ad occhi aperti, è nata per viaggiare. Punto. Viaggia coi libri, con le la musica, scrivendo e, appena le è possibile, con il suo fedele trolley srotellato in mano e lo zaino sulle spalle .

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