Asheville all’inizio mi era piaciuta poco. Troppo “cool”, troppo “hipster”, troppo “trendy”.
Ma visitare Asheville vuol dire anche immergersi nella natura abbastanza selvaggia delle Blue Ridge Mountains (gli orsi bruni arrivano fino in città), dei parchi e foreste nazionali, nell’architettura d’epoca, e nelle tradizioni artigianali di una regione davvero ricca di storia: dunque alla fine anch’io ho ceduto. Per chi è di passaggio, raccomando di dedicare almeno due-tre giorni alla visita di Asheville e dintorni.
Dalle origini a oggi
La storia di Asheville inizia molto prima dell’arrivo degli Europei. Situata alla confluenza fra due fiumi, il French Broad e lo Swannanoa, era da tempo immemore al centro di alcuni degli itinerari commerciali che attraversavano il continente da nord a sud e da est a ovest. Gli archeologi di oggi hanno trovato evidenza di centri abitati dagli indiani Cherokee già 10.000 anni fa, e di molti dei loro sentieri, tutti percorsi a piedi, in fila per uno. Prima dell’arrivo degli Europei le tribù native del Sud non usavano cavalli o muli, e il trasporto di merci era fatto a spalla da tutti i membri del gruppo, uomini e donne. Gli storici hanno documenti di un ragazzino inglese che nel 1673 fu mandato dalla Virginia dai suoi padroni a vivere con i Cherokee, e che con loro partecipò a due razzie: una in Ohio e una in Florida. Tutto a piedi. Arrivati gli esploratori e i pionieri, con muli, carri, e nuove tecnologie, si stabilirono i primi centri abitati di stile europeo, e nuovi metodi di commercio e trasporti, poi a metà del 1700 agricoltori ed emigranti scozzesi e tedeschi iniziarono a trasferirsi qui dalle regioni del Nord, dove i terreni inesplorati iniziavano a scarseggiare.
Asheville continuò a crescere lentamente fino alla metà del 1800, quando l’arrivo della ferrovia la rilanciò come centro di trasporti. Questo poco di storia mi ha aperto gli occhi: la topografia della vallata in cui si trova Asheville sembra fatta apposta per facilitare scambi, trasporti e commercio. Circondata dalle antiche montagne della catena dei Southern Appalachians, attraversata da un bel fiume largo e piatto, è una vallata ovale, sulla quale si aprono varchi e valli in tutte le direzioni.
Il periodo più importante del centro città fu ai primi del novecento, accompagnato dall’arrivo di artisti e artigiani coinvolti nel boom edilizio, seguito da grandi ristrettezze economiche dopo la Great Depression del 1929, con un debito pubblico che richiese pagamenti per cinquant’anni. Come risultato, molti degli edifici che in altre città sarebbero stati demoliti negli anni ’60-‘70 (per far posto a costruzioni moderne) sono sopravvissuti fino ad oggi, e vengono finalmente apprezzati per il loro stile Neoclassico, Art Deco, Revival Romanesco, Beaux Arts, etc.
Gli anni ’40-’50 poi hanno visto l’arrivo di molti artisti e intellettuali avant-garde, e di cui si sente ancora l’influenza.
Cosa vedere ad Asheville
Per vederla dall’alto, oltre che i tour in aereo o elicottero esistono anche le mongolfiere, che però io non ho mai sperimentato. Le cosiddette Blue Ridge Mountains viste da lontano sono decisamente blu, non solo per l’intensità del verde scuro della foresta, ma proprio per un gas emesso dalle querce (isoprene), che crea la nebbiolina azzurra che rende queste montagne così magiche.
Un modo meno drammatico ma sicuramente economico per vedere le montagne dal centro è di salire all’ottavo piano del Flat Iron Building (dall’apparenza vagamente famigliare a chi conosce il suo fratello maggiore a New York), per un aperitivo allo SkyBar. L’edificio è un salto nel passato, con l’ascensore a manovella decorato con tavolino e piante, e con l’addetto all’ascensore, gli uffici dalle porte di vetro come nei film di Katherine Hepburn e Spencer Tracy, la scalinata anni venti, il pianoforte nell’atrio, e i salottini aperti al pubblico a ogni piano: e` subito diventato una delle mie destinazioni preferite.
Il modo migliore per godersi una passeggiata in centro è di scaricare la mappa dell’ Urban Trail –> https://www.romanticasheville.com/urban_trail.htm oppure di fare il percorso dedicato all’architettura –> https://www.exploreasheville.com/architecture-trail/
Non posso evitare del tutto di parlare di Biltmore Estate, http://www.biltmore.com/visit/biltmore-house-gardens/biltmore-house la “casa di campagna” di George e Edith Vanderbilt, uno chateau con 250 stanze, un parco enorme progettato da Frederick Law Olmstead (autore di Central Park a New York, per intenderci), villaggio annesso (per lo staff) e un vigneto.
Va visto? Che dire, fra vigneti, bed and breakfast, visite a giardini e interni d’epoca, collezioni d’arte e una biblioteca da sogno, probabilmente andrebbe visto almeno una volta, ma i biglietti vanno dai 60 ai 75 dollari, e non tutti la considererebbero una spesa necessaria. Volendo vedere edifici e quartieri contemporanei a Biltmore senza spendere un dollaro, si può semplicement fare un bel giro a piedi a Montford Historic District, dove peraltro si trovano anche vari Bed& Breakfast, e dove per chi preferisce le visite guidate non mancano i tour.
A giudicare dagli articoli sul New York Times, Asheville piace molto ai newyorkesi per la natura, la musica, e i ristoranti. Aggiungo le mete letterarie: Zelda Fitzgerald, moglie e ispirazione di F. Scott Fitzgerald (Autore de “Il grande Gatsby”), morì nell’incendio della clinica psichiatrica (Highland Hospital) dove era ricoverata. Quando lui veniva a trovarla, alloggiava al Grove Park Inn tutta l’estate, nell’albergo tutt’oggi amato per stile, lusso, e il famoso centro benessere.
La casa di Thomas Wolfe, autore detestato anche dopo la sua morte per avere usato la città e molti personaggi del posto come sfondo ai suoi romanzi, è diventata un bel museo –> https://www.nps.gov/nr/travel/asheville/wol.htm .
Charles Frazier, autore di “Cold Mountain”, è nato ad Asheville, e la cima che porta quel nome si trova a 35 miglia dalla città. O. Henry, un altro “classico”, è sepolto a Riverside Cemetery. Carl Sandburg, grande poeta, viveva in un paesino poco lontano, Flat Rock, dove la sua casa (“Connemara”) è diventata un museo dedicato a lui e alla moglie, con parco e attività letterarie.
Per gli amanti dei libri una fermata d’obbligo sicuramente è il Battery Park Book Exchange & Champagne bar https://www.grovearcade.com/shopping-dining/battery-park-book-exchange-champagne-bar/. Non solo champagne, ma piuttosto un caffè ben fornito, imita lo stile delle biblioteche di altri tempi, con varie sale arredate con poltrone di pelle, tavolini di marmo e lampade di cristallo, circondati da scaffali e montagne di libri usati. Se poi ci si capita la sera, magari ci scappa anche una performance di jazz.
Cosa fare
Il sito Romantic Asheville https://www.romanticasheville.com/outdoors.html propone settanta cose da fare all’aperto. Io raccomando le passeggiate in montagna lungo i ruscelli affiancati da foreste di rododendri, rocce e cascatelle; il whitewater rafting (una volta al Nantahela Outdoor Center credevo ci avremmo lasciato le penne, invece no, le guide sono davvero esperte, la natura uno spettacolo).
Gli “zip line canopy tours”, di vari livelli di difficoltà, durata e costo; e naturalmente, i giardini botanici! Il North Carolina Arboretum: 200 ettari e passa di sentieri nei boschi, giardini, e programmi di botanica e giardinaggio per ogni età, è circondato dalla Pisgah National Forest. Meglio portarsi dietro un picnic perchè viene voglia di restarci più a lungo del previsto.
Se invece si preferisce rimanere vicino al centro, allora meglio fermarsi al Botanical Gardens at Asheville https://www.romanticasheville.com/botanical.htm dedicato alla flora dei Southern Appalachians e circondato dal campus della North Carolina University at Asheville..
Per unire storia, cultura, e aria fresca, raccomando una visita a Riverside Cemetery. Un “parco-cimitero” creato nel 1885 proprio per attirare turismo e confermare l’immagine di Asheville come città progredita e benestante, oltre alle tombe di cittadini più o meno famosi e importanti contiene tutt’oggi spazi intesi per la riflessione, il picnic, la passeggiata.
La tomba che riceve più visite è quella dell’autore Thomas Wolfe. Gli aspiranti scrittori vengono qua in pellegrinaggio e lasciano una penna o una matita nell’apposito vaso, a mo’ di bouquet, per farsi aiutare dal suo spirito.
Ogni 15 settembre, anniversario della sua morte, invece ci si trova in gruppo ai piedi del suo momumento a sorseggiare Bourbon, in sua memoria.
Le gallerie e negozi di arte sono concentrati soprattutto nella zona del River Arts District dove si vedono anche gli artisti al lavoro. Ci si può fare una passeggiata, magari un po’ di shopping, e fermarsi in uno dei caffè e ristoranti.
E per finire, vogliamo fare la vera “Asheville experience”? Allora non possiamo perderci un bel “Drum circle”, ogni venerdì sera da aprile a ottobre, a Pritchard Park, ovviamente gratis.
Vi ho sfinito? Allora raccomando una bella pausa a Shoji Retreats . Raccomando il massaggio al cuoio capelluto con olio caldo. Con anche solo un’oretta a disposizione potete scegliere sauna e idromassaggio, in una delle vasche privatissime ma all’aperto, ognuna circondata da una casetta-cortile in stile giapponese, nel bosco, e con il tè servito su richiesta.
Dove mangiare
Asheville aveva i ristoranti farm-to-table e le microbrewery già prima che diventassero una moda, dunque scegliere dove e cosa mangiare è solo una questione di gusti. La cena per me più memorabile finora è stata a Rhubarb. Il menu è stagionale e creativo.
Mi è piaciuto un sacco Plant anche se normalmente non sono vegana. Il piatto di “formaggi” fatti in casa a base di noci mi ha sorpresa.
Il mio posto preferito in assoluto però è un posto semplice, a buon mercato, street food indiano ma con ingredienti freschissimi, molto giovane, dall’aria gioviale, come dimostrano le magliette dei camerieri, che dichiarano “Namaste, ya’ll ” (ovvero “you all”, con l‘accento del Sud), Chai Pani. È un microcosmo di tutto quello che rende Asheville così unica.
Fantastico!!!! mi ha incuriosito molto il tuo articolo Elena, soprattutto la parte selvaggio che è sempre quella che mi piace di più in ogni mio viaggio. Complimenti per il tuo coraggio. Un abbraccio
sara